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Cinema

Kingsman 3: The King’s Man – Le origini. La recensione3 minuti di lettura

Kingsman 3, più propriamente noto come The King’s Man – Le origini è un film del 2021 diretto da Matthew Vaughn, disponibile nelle sale italiane dal 5 gennaio. È il terzo film della saga omonima, prequel di Kingsman – Secret Service (2014), dello stesso regista. Procediamo con la recensione.

La nascita della Kingsman

The King’s Man racconta le origini della Kingsman, un’agenzia di servizi segreti indipendente, le cui vicende fanno da sfondo al primo film della saga e al sequel, Kingsman – Il cerchio d’oro, uscito nel 2017.

Pur nella mancata pretesa di accuratezza storica, l’inserimento delle vicende che hanno portato alla nascita della Kingsman nel panorama della storia mondiale è semplicemente brillante. Nel 1902, un tragico episodio convince Orlando (Ralph Fiennes), duca di Oxford, della necessità di qualcuno che possa prevenire eventuali conflitti futuri. Conflitti che, come sarà facile immaginare considerando il tempo della storia, non tardano ad arrivare.

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L’attacco all’arciduca Ferdinando

Tra numerosi e intensi colpi di scena, Kingsman 3 ripropone in modo stravagante e fantasioso gli eventi che portarono allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che sarebbe stata architettata dal Pastore e dai suoi seguaci, tra cui Gavrilo Princip, il leggendario Grigorij Rasputin e Vladimir Lenin.

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Rasputin

Il dilemma del prequel

I prequel sono universamente considerati un’arma a doppio taglio, e per un buon motivo. Spesso e volentieri, i protagonisti del film che ha motivato la creazione del prequel stesso non compaiono neanche e gli spettatori sono scettici. Pensare alla Kingsman senza Taron Egerton (Rocketman) e Colin Firth non è impresa facile. Tuttavia, Ralph Fiennes riesce egregiamente a controbilanciare la loro mancanza, incarnando egli stesso i valori cardine dell’agenzia.

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Ralph Fiennes in una scena del film

The King’s Man: un nuovo genere di film di spionaggio

Insieme ad altri titoli, come Red Notice su Netflix, la saga di Kingsman rappresenta un nuovo tipo di film di spionaggio, più divertente, che si distacca dai seriosi archetipi, primo fra tutti la saga di Bond, James Bond. In un’intervista rilasciata a IGN Italia, Vaughn stesso si è dichiarato entusiasta di questa nuova direzione. E infatti, nel 2012 ha rinunciato alla regia di X Men – Giorni di un futuro passato per dedicarsi al progetto Kingsman. Il suo coraggio è stato premiato dall’approvazione riscossa presso i fan del genere. Ma cosa determina un tale trionfo?

Il successo di film di questo tipo, sempre più leggeri e meno impegnati, può essere interpretato come sintomo di un universalmente condiviso appiattimento intellettuale dello spettatore medio, la cui soglia d’attenzione, bombardata dallo spopolamento dei social e dei servizi di streaming e ridotta ad appena 6 secondi, non è più in grado di reggere i prodotti del cinema impegnato, quello che richiedeva ragionamento e partecipazione attiva e offriva spunti per ragionare sui massimi sistemi e non un metodo alternativo per conciliare il sonno.

Laureato in Filologia moderna e vincitore del Premio Overthinker 2022. Cambio identità troppo spesso per pretendere di fissarla in una biografia. Nel tempo libero scrivo di cinema su Art Shapes.