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Arte

“The White Horse”, il dipinto che cambiò la vita di John Constable3 minuti di lettura

Per celebrare l’anniversario della nascita di John Constable, vi proponiamo l’analisi di The White Horse (1818-19), un’opera che cambiò permanentemente il corso della sua vita.

La svolta di “The White Horse

Dopo una serie di difficoltà iniziali, nel 1819 Constable riuscì a vendere The White Horse, il suo primo quadro importante, anche grazie all’associazione con la Royal Academy, affermandosi definitivamente sulla scena artistica inglese. La tela fu la prima della cosiddetta serie di sei “six-footers”. L’evento rappresenta uno spartiacque nella vita dell’artista.  

L’opera dovrebbe forse essere considerata uno schizzo più che un dipinto, poiché esiste una versione finale, più tarda, esposta al Frick Collection di New York. Quest’ultima è stata dipinta in studio, mentre la prima è stata realizzata en plain air. Alcune radiografie a raggi X realizzate nel 1984 hanno rivelato dei pentimenti, in particolar modo sul cottage bianco, che all’inizio era stato posizionato all’estrema sinistra, al posto del cespuglio che fa da sfondo alla chiatta che trasporta il cavallo.  

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“Cloud Study, Hampstead, Tree at Right”, 1821

La tecnica di Constable consisteva nell’applicare il colore direttamente sulla tela, con pennellate rapide e decise, senza basarsi su un bozzetto iniziale a matita. Il dipinto prendeva forma progressivamente grazie all’accostamento di colori fortemente contrastanti, creando così quello che lui stesso definì un «chiaroscuro naturale». Questa tecnica è evidente nel cielo: le nuvole sembrano muoversi appena rivolgiamo altrove lo sguardo. Le fronde degli alberi danzano.

La fusione fra Romanticismo e Realismo  

«Il suono dell’acqua che sfugge alle dighe dei mulini, i salici, le vecchie assi fradicie, i luoghi paludosi e le costruzioni in mattoni, queste cose io le amo. […] Queste immagini hanno fatto di me un pittore e io sono loro grato.»

John Constable
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“Salisbury Cathedral from the Bishop’s Grounds”, 1823

Maestro dell’arte paesaggistica tipica del Romanticismo, insieme a William Turner, lo stile di Constable anticipa alcuni elementi del successivo Realismo. La sua produzione è incentrata sugli elementi della natura, i paesaggi del Suffolk e dell’Essex, le rive dello Stour e le campagne di Dedham, dove trascorse la maggior parte della sua vita. Scene bucoliche, verdeggianti colline e cieli infiniti, alberi placidamente mossi dal vento e fiumi quieti.

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The Hay Wain”, 1821

L’assoluta novità dei suoi dipinti consiste nell’approccio al soggetto, ovvero nel modo in cui rappresenta la natura per raccontare l’esperienza del sublime. Non con lo sguardo idealizzato, immaginario ed euforico proprio degli altri grandi esponenti del Romanticismo, Caspar David Friderich, per citarne uno. Bensì, con il preciso intento di riprodurre i dettagli dei suoi paesaggi con minuziosa fedeltà. Con un vero e proprio metodo scientifico.

«La pittura è una scienza e andrebbe perseguita come un’indagine secondo le leggi della natura. Perché, dunque, non potrebbe un paesaggio essere considerato come una branca della filosofia della natura, i cui dipinti non sono altro che esperimenti?»

John Constable

Rispetto alla travolgente corsa verso il sublime degli altri maestri della tradizione romantica, l’apoteosi per Constable avviene in modo estremamente più sereno, attraverso una specie di contemplazione trasfigurativa: è l’unione suprema fra l’artista e la natura che rappresenta sulla tela. Ad ogni pennellata, l’anima del poeta si espande e si eleva, finché egli stesso non diventa parte integrante del paesaggio che lo circonda.

Laureato in Filologia moderna e vincitore del Premio Overthinker 2022. Cambio identità troppo spesso per pretendere di fissarla in una biografia. Nel tempo libero scrivo di cinema su Art Shapes.