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Arte

Jackson Pollock e l’action painting: “voglio esprimere i miei sentimenti piuttosto che illustrarli”5 minuti di lettura

Una vita breve quella di Jackson Pollock, che si spegne bruscamente l’11 agosto del 1956 a causa di un incidente stradale. Forse l’unico modo per liberarsi definitivamente dalla dipendenza dall’alcool che lo tormenta sin da giovane, dopo vani tentativi. È considerato uno degli esponenti di spicco dell’espressionismo astratto, il movimento che ha trasformato la New York del secondo dopoguerra nell’epicentro dell’avanguardia pittorica.

L’opera di Pollock n.5, datata 1946, è stata venduta nel 2006 per la cifra record di 140 milioni di dollari. Già nel 1949, la rivista LIFE pubblica un articolo con il seguente titolo “ È il più grande pittore vivente negli Stati Uniti?”. La critica americana riconosce in Jackson il primo vero artista americano, l’innovatore della cosiddetta scuola di New York, in grado di prendere le distanze dai punti di riferimento artistici europei.

Il maestro dell’Action Painting, al culmine del successo, abbandona la tecnica del dripping che lo ha reso celebre e torna ad inserire nelle sue opere elementi figurativi.

Determinante per la sua carriera è l’incontro con Peggy Guggenheim, la prima a credere in lui e a sostenerlo fin dal principio. Nel 1943, fu lei a commissionare il Murale dalle dimensioni colossali (alto due metri e largo sette) per la sua casa di Manhattan, lasciando carta bianca a Pollock. Inoltre, Peggy a lungo gli garantì una rendita fissa e soldi per acquistare una casa a Long Island.

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Peggy Guggenheim e Jackson Pollock di fronte al Murale, 1943

Jackson Pollock e il gruppo degli irascibili

Chi è il gruppo degli irascibili? Al suo interno figurano 15 artisti del movimento d’avanguardia americano che non vennero invitati alla prestigiosa mostra d’arte contemporanea ideata nel 1950 dal Metropolitan Museum di New York. Essi manifestarono tutto il dissenso per la loro esclusione, in una lettera di protesta indirizzata al direttore del museo e pubblicata in seguito dal New York Times. Il gesto scatenò un ampio dibattito e coinvolse diversi organi di stampa.

L’appellativo “irascibili” venne affibbiato alla generazione di artisti dall’Herald Tribune, sottolineandone la connotazione negativa. Fu allora che Newman commissionò a Nina Leen la famosa foto che li ritrae vestiti da banchieri, in cui oltre a Pollock compaiono Hedda Sterne, William Baziotes, Mark Rothko, Robert Motherwell, Adolph Gottlieb, Bradley Walker Tomlin, Jimmy Ernst, Willem De Kooning, James Brooks, Ad Reinhardt, Barnett Newman, Richard Pousette Dart, Theodoros Stamos e Clyfford Still.

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Gli irascibili

Questo episodio rinsaldò l’unità del gruppo, che seppur costituito da sensibilità differenti, condivideva il medesimo senso della ricerca sull’espressionismo astratto. Nacque così la Scuola di New York, un movimento autenticamente americano, che si contrapponeva alla supremazia di Parigi in campo artistico.

L’Action Painting e la tecnica del dripping

Jackson Pollock 51 – Hans Namuth and Paul Falkenberg

Jackson Pollock è il massimo rappresentante dell’Action Painting, ovvero la pittura d’azione, in cui la gestualità stessa dell’atto del dipingere assume una connotazione altamente rilevante, poiché parte integrante dell’opera stessa. Nel gesto spontaneo, immediato e creativo si fondono all’unisono arte e vita dell’artista.

Le tele di dimensioni enormi si discostano sempre più dalla pittura da cavalletto, avvicinandosi a quella murale. Infatti, il muralismo messicano di Siquieros e Orozco, così come il Sand Painting dei nativi d’America, rappresentano importanti fonti d’ispirazione per l’artista statunitense. Pollock più volte ha avuto modo di ammirare le pitture di sabbia dei Navajo al Museo di Arte Moderna di New York.

Credo che la pittura cavalletto sia un genere in via di estinzione e che la tendenza al dipinto murale incontri i sentimenti di oggi.

Nel 1936 Jackson Pollock partecipa ad un workshop condotto da David Siqueiros, durante il quale i partecipanti vengono incoraggiati ad utilizzare vernici, lasciando sgocciolare il colore dal pennello o direttamente dai barattoli, sulla superficie dell’opera. Tecnica che Pollock farà sua negli anni a venire, disponendo la tela a terra per poter lavorare su tutti i suoi lati, girandoci attorno con movenze che tanto assomigliano a una danza.

Io dipingo per terra ma non è una cosa anomala. Gli orientali lo facevano. Il colore che uso quasi sempre è liquido e molto fluido. Utilizzo i pennelli più come bastoni che come veri pennelli. Il pennello non tocca mai la superficie della tela, resta al dì sopra. Ciò mi permette di essere più libero, di avere maggiore libertà di movimento intorno alla tela, di essere più a mio agio”.

Nel 1950 il fotografo e cineasta tedesco Hans Namuth, affascinato dalla sua tecnica pittorica, realizza un servizio fotografico ritraente Pollock all’opera, completamente perso nella sua trance creativa. Ogni gesto dell’artista sprigiona pura energia vitale ed esprime la sua interiorità, mentre a poco a poco emerge il groviglio colorato della sua pittura.

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Convergence, Jackson Pollock 1952

Infine, l’interesse per la psicanalisi è un altro punto chiave per comprendere appieno l’arte di Pollock. Il pittore è affascinato dalle teorie di Carl Yung, in particolare quella riguardante gli archetipi e le immagini dell’inconscio collettivo che accomunano tutti gli esseri umani.

Proprio durante il suo primo trattamento di disintossicazione nel 1935, Pollock conosce il dottor Henderson, con il quale analizzerà a fondo il pensiero junghiano.

I pittori oggi non sono più obbligati a cercare un soggetto al di fuori di se stessi”.

Copywriter e redattrice freelance, appassionata di libri e scrittura, spero un giorno di poter produrre narrativa per ragazzi. Il mio motto è "Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo".