
Improvvisazione 26: viaggio nella sinestesia di Kandinskij5 minuti di lettura
L’Astrattismo nasce agli inizi del ‘900 e si configura come un’arte il cui scopo non è quello di raffigurare la realtà, bensì esprimere i propri contenuti senza imitare il mondo esterno. Il termine si usa per indicare tutte quelle manifestazioni artistiche sorte nei primi decenni del XX secolo che rifiutavano qualsiasi rappresentazione di forme riconoscibili. Figurazioni astratte, tuttavia, avevano già caratterizzato l’arte in passato, seppur con mero fine decorativo.
L’Astrattismo: colori, forme, emozioni
Soltanto alle soglie del ‘900 gli artisti ne fanno un mezzo per rappresentare la propria interiorità, attraverso l’utilizzo di forme semplificate, segni geometrici elementari e giochi di colore. Perciò, l’arte astratta del XX secolo ha come obiettivo la comunicazione. L’artista vuole comunicare contenuti e significati senza ricorrere alle immagini tradizionali. Secondo molti degli astrattisti, infatti, l’arte non è rappresentazione del mondo esteriore, ma di quello interiore; da qui la necessità di abolire il richiamo agli oggetti del mondo per esprimere sentimenti e stati d’animo utilizzando semplicemente linee e colori.
L’Astrattismo si dirama in due filoni principali: quello più razionale, basato sulla purezza della forma, semplificata, e quello più legato alle emozioni e basato sull’espressività attribuita a linee e colori.
Kandinskij: l’Astrattismo tra pittura e musica
Oggi celebriamo il ricordo della nascita, nel 1866, di uno dei pionieri dell’Astrattismo: il pittore russo Wassilij Kandinskij, appartenente al secondo gruppo di artisti. La peculiarità delle opere di Kandinskij è da ricondurre al rapporto che l’artista aveva con la musica, considerata un modello di riferimento nel processo di definizione della sua arte, in quanto fonte d’ispirazione per nuove possibilità espressive. Per Kandinskij la pittura, come la musica, può evocare emozioni e sentimenti senza raffigurare temi o oggetti reali. Attraverso il colore l’artista riesce a esprimere il proprio mondo interiore, la propria emotività; i colori hanno infatti un valore evocativo e possono suscitare profonde emozioni: il rosso evoca la passione, il giallo l’eccitazione, l’azzurro il senso dell’infinito.
Il più ricco insegnamento viene dalla musica. Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni secoli l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni.
“Lo spirituale nell’arte” (W. Kandinskij, 1912)
Nelle sue opere Kandinskij passa da una raffigurazione vaga e fluttuante all’astrazione vera e propria. A partire dal 1909 infatti, comincia a utilizzare per le sue opere titoli come “Improvvisazione”, “Composizione” e “Impressione”, numerandole progressivamente. Tali denominazioni sono di chiara ispirazione al campo semantico della musica. La musica insegna alla pittura la necessità di far uso esclusivamente dei propri mezzi espressivi per arrivare alla composizione formale. L’attenzione dell’artista si concentra sulla ricerca di analogie tra i principi della composizione musicale e i mezzi pittorici (ritmo, ripetizione cromatica, movimento, ecc.) fino a giungere all’elaborazione di una vera e propria “teoria armonica dei colori” i cui diversi timbri vengono associati a vari strumenti musicali (il giallo alla tromba, il celeste al flauto, ecc.).

Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare.
“Lo spirituale nell’arte” (W. Kandinskij, 1912)
Da qui il concetto di sinestesia, che consiste nell’accostamento di termini appartenenti a sfere sensoriali diverse (in questo caso la vista – il colore – e l’udito – la musica –).
Improvvisazione 26
Nel dipinto Improvvisazione 26, Kandinskij vuole riprodurre su tela la sonorità raggiunta dalla musica, tramite l’accordo dei colori. Dall’angolo in basso a sinistra si dipartono sei linee nere che convergono verso il centro, dove si trovano due figure molto stilizzate e definite dalla linea che ne costituisce il contorno. Nell’angolo sulla destra del quadro, invece, si può riconoscere una macchia rossa sfumata che può essere interpretata come una figura umana, sempre stilizzata.

L’opera ospita quindi una contrapposizione tra toni caldi e freddi, che guidano lo spettatore verso una duplice esperienza emotiva: eccitazione, gioia di vivere e stimolo da un lato, e quiete spirituale, profondità e tensione all’infinito dall’altra, fino a sconfinare nell’angoscia, generata dai decisi tratti di colore nero.
Al pari della musica, la pittura per Kandinskij deve arrivare dritta ai sensi dell’osservatore, facendone vibrare l’anima. Per questo non è necessario che le raffigurazioni riflettano immagini direttamente riconducibili al mondo reale. Tuttavia, i critici hanno identificato in alcune delle forme visibili nel dipinto dei riferimenti a elementi del mondo reale, come la macchia rossa in basso sulla destra, che rappresenterebbe un rematore.

L’intera composizione rimanderebbe infatti al tema della barca, molto caro all’artista perché simbolo di progresso e cammino verso l’astrazione. La barca, però, simboleggia anche il pericolo dell’uomo a contatto con l’acqua e quindi la morte, rappresentata dal colore nero.

