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Arte

Helmut Newton: l’origine della controversia4 minuti di lettura

Pochi giorni fa Helmut Newton avrebbe compiuto 102 anni. Un artista controverso, provocatorio, ossessivo. Le sue immagini hanno ridefinito il modo di fare fotografia di moda. Nonostante le polemiche, numerose e tendenzialmente giustificabili, l’impatto che ha avuto resta indiscusso.

Helmut Newton vs. il femminismo

“A decenni di distanza dalla data di pubblicazione, i suoi ritratti di donne forti, ricche ed emancipate su tacchi a spillo, imbevuti di erotismo e ossessioni, continuano a stupire, polarizzare, affascinare, riuscendo a parlare a generazioni di spettatori molto diverse tra loro.”

Michele Fossi

Cresciuto nella Berlino borghese degli anni Venti-Trenta, Helmut Neustädter (Newton, dal 1945 in poi) ha iniziato a farsi notare negli anni Settanta, mentre il femminismo di seconda ondata continuava a diffondersi e raccogliere consensi.

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Big Nude Series © Helmut Newton Foundation

Le sue fotografie non hanno tardato a scatenare polemiche e, in un tale contesto, non sorprende affatto. Anzi, dimostra che il messaggio delle femministe era stato recepito forte e chiaro. A far storcere il naso, il predominio del corpo femminile, denudato o quasi del tutto svestito. Una vera e propria fiera della carne. Secondo questa visione, i lavori di Helmut Newton altro non sarebbero che l’ennesima dimostrazione di una svilente, per non dire datata, oggettificazione della donna. Una donna celebrata solo in quanto oggetto del desiderio dell’uomo.

Il vero Newton?

Nel documentario Helmut Newton: Il nudo e lo scandalo (2020), durante un’intervista, Susan Sontag accusa le fotografie di Newton di essere “estremamente misogine”. Il fotografo risponde: “Io amo le donne. Non c’è niente che io ami di più”. E Sontag: “Il padrone adora il suo schiavo. Il carnefice ama la sua vittima”.

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High & Mighty, American Vogue, February 1995 © Estate of Helmut Newton / Maconochie Photography

Ma non è tutto. Secondo la studiosa Noemi Smolik, dietro la maschera del dongiovanni si celerebbe qualcosa, o qualcuno, di ben più interessante. La predilezione di donne forti e “impositive” come soggetti e l’ossessione per i tacchi alti, simbolo universale del feticismo e della sottomissione, suggerirebbero un atteggiamento retrattile nei confronti della donna, “posseduta” da dietro la macchina fotografica, sublimata a oggetto perché ritenuta impossibile da approcciare e affrontare come una pari nel mondo reale. L’estrema attenzione ai dettagli, poi, farebbe assumere al processo creativo di Newton un che di liturgico. Un vero e proprio rituale, in cui ogni elemento della composizione è studiato al millimetro.

L’importanza del contesto

Vista oggi, l’opera di Newton è evidentemente imbevuta di male gaze. Anzi, ne è la rappresentazione più squallida. D’altro canto, non possiamo sottovalutare l’importanza del contesto. L’era del #MeToo e della body positivity, della celebrazione e del riconoscimento della diversità, del politically correct è un traguardo successivo agli anni in cui Newton si è affermato.

Rispetto ad allora, abbiamo raggiunto un grado di consapevolezza infinitamente maggiore. Per fortuna. Piuttosto che condannare quanto fatto in passato, la prima cosa da fare è informarci il più possibile, tenendo sempre in considerazione le circostanze storico-sociali che hanno permesso la diffusione di quegli stessi contenuti che oggi siamo in grado di etichettare come problematici.

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Woman examining man, Calvin Klein, American Vogue, 1975 © Helmut Newton Foundation

Senza giudicare il singolo umano e l’errore più o meno grave che ha commesso, dovremmo aspirare ad uno sguardo d’insieme che ci permetta di ammirare il progresso che stiamo seguendo. Informazione, rielaborazione degli errori precedenti, nuova direzione più giusta e inclusiva. Non cancellare quanto è stato, ma scendere a patti con la limitatezza degli strumenti cognitivi e rappresentativi del passato, accettando che la società umana è un eterno divenire. La strada è ancora lunga. E prima o poi ci arriveremo, passo dopo passo.

Archivio di foto

Laureato in Filologia moderna e vincitore del Premio Overthinker 2022. Cambio identità troppo spesso per pretendere di fissarla in una biografia. Nel tempo libero scrivo di cinema su Art Shapes.