
Harry Potter torna al cinema dopo vent’anni6 minuti di lettura
Ci credereste mai che il romanzo Harry Potter and the Philosopher’s Stone è stato rifiutato per ben 12 volte da diverse case editrici britanniche? Sembra quasi impossibile pensarlo, eppure la miliardaria scrittrice J.K. Rowling ha dovuto sorbirsi diversi rifiuti prima del grande “sì”. Finché finalmente, nel giugno del 1997, la Bloomsbury di Londra ne intravede il potenziale e lancia sul mercato le prime copie.
Il successo è stato immediato. I libri della saga sono stati tradotti in circa 80 lingue e contano più di 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Ogni angolo della terra si appassiona alla storia del piccolo maghetto Harry Potter, e i suoi due grandi amici, Hermione Granger e Ron Weasley.

Dato l’enorme successo, il passaggio dalla pagina al grande schermo è stato immediato. La Warner Bros Picture nel 2001 investe fior fior di soldi per produrre il primo adattamento e distribuirlo in tutto il mondo. Così, il 10 novembre dello stesso anno, Harry Potter e la Pietra Filosofale debutta nei cinema britannici, poi in quelli statunitensi e infine arriva in Italia l’1 dicembre.
Con un budget di 125 milioni di dollari, il risultato finale al botteghino conta numeri sconvolgenti, superando il miliardo. Davvero impressionante è l’incasso totale dell’intera saga che conta al box office circa 9 miliardi di dollari. Un fenomeno che ha avuto pochi – meglio, pochissimi – eguali.
Harry Potter, un fenomeno culturale
Harry Potter è un portento a livello economico e questo ormai è assodato. Il nome è diventato prima un brand e, negli anni, un vero e proprio franchise. Libri e film a parte, il marchio ha cominciato con il merchandise, creando qualsiasi tipo di gadget a tema, per poi arrivare fino all’abbigliamento e ai gioielli. L’onda del successo non si è fermata qui. Diversi sono i siti internet dedicati, i parchi a tema, le opere teatrali, le riunioni di fan e così via.

Davvero interessante però, non è solamente il risvolto economico, bensì quello culturale che il fenomeno Harry Potter ha avuto su un’intera generazione. I ragazzi degli anni ’90, infatti, sono la prova vivente di quanto la storia del bambino sopravvissuto sia entrata nelle loro vite e ne abbia plasmato gusti, interessi e sensibilità.
Harry Potter, il vero compagno di scuola
Si sa, da piccoli si legge poco. Per conquistare i bambini occorre qualcosa di avvincente, unico, irripetibile e Harry Potter lo è stato. Con la sua incredibile storia, li ha introdotti alla letteratura senza che neanche se ne accorgessero. La ricetta è semplice, anche se molto difficile da applicare: prendere il già noto e trasformarlo in qualcosa di nuovo. Rowling è quindi partita da ciò che tutti sicuramente conoscono già, ossia il mondo in cui vivono ogni giorno, e lo ha abbinato a un ingrediente insolito, la magia.

In questo modo, i giovani lettori non devono sottoporsi a nessun tipo di sforzo immaginativo per immedesimarsi nella storia. Devono solo seguire l’onda di tutte quelle regole di cui sono già a conoscenza e apprenderne delle nuove. Gli studenti di Hogwarts, esattamente come loro, si affidano a dei professori, imparano incantesimi, studiano e sostengono esami. L’unica differenza a cui i lettori devono abituarsi è l’ambito in cui si svolgono tutte queste attività, il mondo magico. Una volta assodato questo, la lettura procede veloce fino alla fine.
Per creare un fenomeno di tale portata però, questa novità da sola non sarebbe bastata. L’arma vincente è stato il tempismo. Ogni libro corrisponde a un anno scolastico e la pubblicazione del romanzo o del film successivo avveniva a un anno di distanza l’uno dall’altro. Questo significa che i ragazzini di vent’anni fa aspettavano con ansia l’uscita del nuovo libro/film per vivere tutto l’anno in compagnia di Harry Potter e le sue avventure. Osservavano attentamente il cielo, sperando di vedere un gufo volare sopra la porta di casa con in bocca una lettera di ammissione a Hogwarts, quasi come aspettavano Babbo Natale il 25 dicembre.
Il fantasy va ancora di moda
Harry Potter ha introdotto milioni di ragazzini a un genere letterario e cinematografico che ormai rischiava di scomparire, il fantasy. Questo diverso modo di raccontare storie, ha influenzato talmente tanto i gusti di intere generazioni che non se sono più liberati.
A dimostrarlo, i diversi libri, saghe, film e serie tv che ne sono conseguiti: da Hunger Games a Twilight, da Game of Thrones a Outlander e così via. Sicuramente il target di riferimento è diverso, si passa da un teen o un young adult fino all’adult, ma la sostanza resta sempre la stessa: mondi alternativi in cui regna la magia, volano draghi in cielo e si viaggia indietro nel tempo.

Tutti coloro che nel 2000 avevano circa 10 anni, si sono spostati verso queste nuove storie dichiarando apertamente di aver definitivamente sposato il fantasy. Lo apprezzano, addirittura lo amano e, cosa più importante, lo comprendono. Sanno capire che dietro al mito si celano verità nascoste, quelle verità che l’uomo ha scoperto e tenta di comunicare al mondo attraverso un altro sistema.
Di fatto, in Harry Potter i riferimenti al mondo reale e alla società in cui viviamo sono innumerevoli. Ingiustizia, integrazione, bullismo ed emancipazione sono centrali alla storia. Harry è un piccolo ragazzino minuto, con occhiali rotondi, tenuti insieme dallo scotch, senza genitori e con vestiti di almeno tre taglie più grandi. Eppure è il protagonista, lui solo potrebbe liberare il mondo dal male.
Poi, Voldemort, il male in persona, che discrimina i più deboli e divide i maghi in puro sangue (nati da due genitori maghi) e quindi degni di possedere la magia e i mezzosangue (nati da un genitore mago e uno babbano, non mago).

Anche Neville Paciock o Luna Lovegood che nell’immaginario comune sarebbero i classici nerd della scuola, qui invece hanno una rivincita incredibile. Le loro stranezze diventano il vero punto di forza.
Che si tratti di Harry Potter o di qualsiasi altro racconto di genere fantasy, tutto dipende da come si legge il libro o si guarda il film. La certezza è che il fantasy racconta la realtà e tutte le sue problematiche per come l’uomo – lo scrittore o sceneggiatore che sia – l’ha interpretata. Sta a noi riuscire a individuarla e trarne una lezione.

