
Guernica: Picasso denuncia la brutalità della guerra3 minuti di lettura
Guernica di Pablo Picasso è certamente una delle opere più significative del ventesimo secolo e del cubismo sintetico, movimento di cui l’artista fu l’esponente più illustre insieme a Georges Braque. Un quadro che ancora oggi conserva intatta la sua forza espressiva e incarna in modo universale, l’insensatezza, l’atrocità e l’orrore non solo della Guerra civile spagnola, ma di ogni conflitto armato.
Guernica: dal progetto alla realizzazione finale

Nel 1937, il Governo Repubblicano Spagnolo commissionò a Picasso la realizzazione di un quadro che rappresentasse la Spagna nel proprio padiglione, in occasione della Mostra Internazionale; che si sarebbe tenuta a Parigi nell’estate di quello stesso anno.
Picasso, che al tempo era già un artista affermato e di grande prestigio, decise di cogliere l’occasione per denunciare al mondo gli orrori della guerra civile che stava dilaniando il suo paese. Il conflitto vedeva schierati da una parte i Repubblicani e dall’altra i Nazionalisti, sostenitori del generale Francisco Franco.
Il 26 aprile 1937 l’aviazione militare tedesca, alleata di Franco, bombardò la città basca di Guernica, mai coinvolta nello scontro bellico fino ad allora. Fu proprio questo tragico episodio, di cui Picasso ebbe notizia soltanto qualche giorno dopo, a scuotere emotivamente l’artista, che all’epoca si trovava nel suo studio di Parigi.

L’immensa tela dipinta ad olio, di imponenti dimensioni (3,5m x 7,70m), venne completata in soli due mesi, ma richiese un intenso lavoro preliminare per giungere alla versione finale che conosciamo oggi. Picasso realizzò infatti, oltre cinquanta bozzetti e schizzi di preparazione. Fu Dora Maar, compagna di Pablo e fotografa, a documentare lo sviluppo concettuale di Guernica, fotografando passo dopo passo, tutta l’evoluzione del progetto.
La potenza espressiva di Guernica
Capace di generare emozioni, l’opera colpisce come un pugno nello stomaco grazie alla potente espressività.
A dispetto dell’assenza di colori, dell’apparente caos del primo impatto, delle sagome distorte, aguzze e urlanti, la tela di Picasso trascina lo spettatore in quel contesto così devastante e silenzioso, immediatamente successivo all’esplosione della bomba.
L’ambientazione è contemporaneamente interna, come suggerito dalla presenza del lampadario, ed esterna, con gli edifici in fiamme. Caratteristica che, associata all’assenza di prospettiva ed alla visione simultanea di più parti delle figure, contraddistingue lo stile cubista.

La scelta pressochè monocromatica dell’artista, che privilegia tonalità di bianco, nero e grigio, secondo alcuni fu ispirata dalle immagini provenienti dai vari reportage di guerra dell’epoca. Ma il colore è vitalità e poco si presta alla rappresentazione di uno scenario che evoca la morte di civili, donne e bambini inclusi.
Ogni elemento adottato da Picasso, arricchisce la narrazione drammatica e la simbologia dell’opera, che ha dato vita ad una moltitudine di interpretazioni differenti.
Sebbene al primo sguardo, la scena rappresentata possa apparire caotica, l’opera rivela in realtà una solida struttura compositiva, fondata su un rigoroso ordine classico. Infatti, nonostante possa sembrare un polittico, suddiviso in tre fasce verticali, l’insieme è connesso da più piani che si intersecano. Tra questi, spicca la composizione a triangolo, con il vertice nella fonte di luce del dipinto, il lume centrale.

