
Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare: la bulimia in “Mai nata” di Tiziano Ferro4 minuti di lettura
Non una delle migliori canzoni di Tiziano Ferro. Neanche tra le prime dieci, ad essere onesti. Eppure Mai nata è uno dei primi testi in Italia a raccontare con schiettezza e sofferenza la fenomenologia della bulimia, vissuta dal cantante agli esordi della sua carriera. E noi della redazione di Art Shapes vogliamo ricordarla proprio oggi, 2 giugno, nel giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare.
La macabra gerarchia dei disturbi alimentari oggi
Tra i disturbi alimentari, l’anoressia è indubbiamente quello che esercita il fascino maggiore. Quello di cui si parla di più, a volte l’unico disturbo alimentare contemplato, per due motivi. Il primo è il più scontato: si vede. Il secondo, intrecciato al primo, riguarda la macabra curiosità che suscita: questo rigore così intransigente che parte dalla mente e obbliga il corpo a rifiutare ogni forma di nutrimento è qualcosa di cui i più non riescono a capacitarsi. Talvolta viene ancora scambiata per severa determinazione finalizzata a obiettivi estetici, e invidiata nel peggiore dei casi. In questa sede è fondamentale ricordare che i Disturbi Alimentari sono vere e proprie malattie psicologiche che non sono frutto di scelte: nessuno, se potesse, sceglierebbe volontariamente di convivere giorno e notte con un’entità che offusca i pensieri, affievolisce i rapporti umani e deturpa i corpi.
In questa macabra gerarchia dei disturbi alimentari, la bulimia passa spesso in secondo piano. Innanzitutto, non è affascinante. D’altronde, non c’è niente di fascinoso nella presunta “mancanza di controllo” che porta alle abbuffate, e i meccanismi compensatori che ne conseguono sono disgustosi. Eppure esiste ed è presente tra noi anche più dell’anoressia. Solo che non si vede. Nessun corpo portato allo stremo, nessun osso che sporge; fisici rispondenti agli standard e centri di cura per DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) che, per carenza di posti, non accettano pazienti normopeso. Per questo la bulimia è meno grave? No, è solo più subdola da riconoscere ed estenuante da gestire.
Sotto il letto nascondi la tua polvere
Poi non dormi, ti chiudi e rifletti.
[…]
E continui a pensare, placando il tormento,
che bello se non fossi mai nata.
Analogo discorso potrebbe applicarsi anche al Binge Eating Disorder, che siede alla base della piramide di notorietà dei disturbi alimentari e sul primo gradino del podio di quelli maggiormente screditati. Ma è forse quello in cui il sentimento di fallimento graffia con maggior violenza.
La bulimia in Mai nata
Tiziano Ferro si ammala di bulimia – perché, ripetiamo, di malattie si sta parlando – agli arbori della sua florida carriera. È giovanissimo, fragile e grasso. Questo gli ripetono sin da bambino e questo, mescolato a insicurezze e altri fattori biologici ed esperienziali, si insinua sottopelle come un germe. Da qui il circolo vizioso: fame, straziante negazione della fame, abbuffate e meccanismi compensatori. E repeat. Ogni giorno.
Passa passa passa
Poi imprechi ma non passa mai
La tua fame è sveglia, cazzo, no non va a dormire lei
[…]E la conosci già
La fine che farà
La tua forza di volontàAndrà a farsi fottere
Qui Ferro commette il tipico errore di chi, ormai al centro del ciclone della malattia, imputa tutta la colpa alla mancata forza di volontà. Ma è un dovere sottolineare fino allo sfinimento che no, la forza di volontà non è la causa né la soluzione. Essa è un falso amico, un’arma a doppio taglio che può conferire immenso potere o scatenare un senso di fallimento inestinguibile; è pura idolatria. I disturbi alimentari sono malattie e come tali devono essere riconosciute e prese in carico da personale specializzato.
Ma se i DCA possono esere curati, c’è un modo per prevenirli?
Tantissimi possono essere i fattori scatenanti. Sarebbe riduttivo imputare la colpa dell’insorgere di queste malattie ai soli commenti corporei non richiesti. La storia di ogni persona affetta da disturbi alimentari rivela chiaramente che la malattia è preceduta da una lunga catena di avvenimenti più o meno traumatici che hanno segnato la sua esistenza. Eppure studi dimostrano che il bombardamento mediatico di standard di bellezza ben precisi, unito alla triade bello-magro-sano di cui mente e bocca dell’uomo del XXI secolo sono intrise, costituiscono un fertilizzante potente per il terreno dei disturbi alimentari. Forse allora è il caso di smettere. Smettere di usare il corpo come bersaglio prediletto per infliggere dolore, o, al contrario, come primo appiglio di cui complimentarsi con il conoscente incontrato per strada. Nel migliore dei casi le parole possono ferire, nel peggiore possono danneggiare gravemente. A chi vi infastidisce, urlate piuttosto “birboni, prepotenti, uomini senza timor di Dio” – citando il buon vecchio Manzoni, poiché in questa sede le parolacce non sono contemplate – ma lasciate stare i corpi.

