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Arte

Giorgio Morandi: l’itinerario mentale alla ricerca dell’essenza5 minuti di lettura

“ Credo che nulla possa essere più astratto, più irreale di quello che effettivamente vediamo. Sappiamo che tutto quello che riusciamo a vedere nel mondo oggettivo, come esseri umani, in realtà non esiste così come noi lo vediamo e lo percepiamo.”

Giorgio Morandi nacque a Bologna il 20 luglio 1890. È stato un maestro della pittura italiana del Novecento, noto al grande pubblico come autore di nature morte immediatamente riconoscibili grazie al suo stile unico.

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Giorgio Morandi La Strada bianca (Paesaggio) 1941

Eppure, la sua produzione artistica vanta anche molteplici dipinti dedicati alla paesaggistica, focalizzati perlopiù sull’ambiente urbano colto dalla finestra della sua casa bolognese e su quello più campestre di Grizzana. Il paesaggio morandiano, in cui non compare la figura umana, è costituito da strade bianche di polvere, case modeste e alberi che, attraverso giochi di luce, trasmettono allo spettatore l’interiorità dell’autore.

Infine, Morandi è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori incisori del XX secolo.

Uomo riservato, sobrio e schivo, trascorse la sua intera esistenza tra il modesto appartamento di Via Fondazza a Bologna e il borgo di Grizzana, località di villeggiatura, circondato dalla madre e dalle tre sorelle minori, Anna Dina e Maria Teresa.

In effetti, rare furono le occasioni che portarono Morandi lontano dall’Appennino tosco-emiliano e fino al 1956 non effettuò alcun viaggio all’estero. Ma quello che in molti definiscono come il suo autoisolamento, non gli impedì di esporre all’estero e di acquisire fama mondiale..

L’artista infatti seppe intessere proficui rapporti con numerose personalità del mondo della cultura, collezionisti, critici ed intellettuali. Inoltre, manifestò sempre vivo interesse per le occasioni internazionali di rilievo. Le sue opere vennero presentate in catalogo alle mostre d’arte di San Francisco, Zurigo, Berna, Parigi, Berlino, Atene e Pittsburgh.

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Giorgio Morandi, Natura morta con panneggio a sinistra 1927, acquaforte su zinco

Giorgio Morandi: una vita intera dedicata all’arte

Giorgio Morandi manifestò la sua predisposizione artistica sin da giovane. Nel 1907 s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti e si diplomò in pittura. A dispetto delle prestazioni eccellenti conseguite durante il corso preparatorio, i suoi voti calarono nel biennio successivo del corso speciale.

Il pittore si discostò infatti dal metodo e dagli insegnamenti accademici, orientando la sua attenzione verso le nature morte, i fiori ed i paesaggi.

“Della mia permanenza all’Accademia di Belle Arti debbo dire, per la verità, che gli insegnamenti che venivano impartiti non ebbero altro effetto che di porre il mio spirito in uno stato di profondo disagio. Ben poco di ciò che ora serve alla mia arte vi appresi.”

Tra gli artisti che influenzarono il bolognese, in primis figurano Giotto, Masaccio, Paolo Uccello e Piero della Francesca. La visita a Firenze del 1910 gli permise di ammirare i capolavori dell’arte italiana del passato. Tra i moderni invece, Morandi individuò Corot, Coubet, Fattori e Cézanne come riferimenti artistici.

Successivamente, su incarico del Comune, iniziò la sua lunga carriera scolastica. Dapprima come maestro di disegno nelle scuole elementari, poi come docente al Liceo artistico della sua città natale. Infine, nel 1930 ottenne la cattedra di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Giorgio Morandi si dedicò all’insegnamento fino al 1956 e si congedò dopo ben 26 anni di onorata carriera.

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Lo casa studio di Giorgio Morandi, Via Fondazza Bologna

L’infinita essenza degli oggetti

L’artista indagò per tutta la sua vita con meticolosità e sguardo riflessivo, oggetti tanto familiari e quotidiani, custoditi nella sua casa studio di Via Fondazza a Bologna. Un atelier modesto e semplice che rispecchiava fedelmente la personalità e il modo di intendere la vita di Morandi.

L’universo di Morandi era raccolto tra quelle mura, così come i suoi strumenti di lavoro. Accanto a solventi, pennelli, tubetti di colore, squadre e un grande cavalletto di legno, figurava il repertorio protagonista delle sue nature morte.

Lumi, barattoli, bicchieri, vasi, bottiglie e conchiglie, disegnati e dipinti con tanta assiduità da far supporre di non aver mai terminato di coglierne l’infinita essenza.

Nella produzione artistica di Giorgio Morandi, il posizionamento degli oggetti, la molteplicità dei loro accostamenti e sequenze, l’isolamento dall’ambiente circostante e l’accordo cromatico, danno vita ad una opera mai uguale a se stessa. Sebbene sia difficile spiegare a parole come il pittore sia riuscito a conseguire tale effetto, di fronte alle sue tele tale maestria è immediatamente percepibile.

Con Morandi la rivelazione consisteva nel fatto che la novità, la variabilità si inseriva nel contesto di una realtà quasi monocolore, in un digradare di sfumature, che si esercitavano su di un soggetto ridotto ai minimi termini, in una scena in cui non esisteva apparentemente racconto.

Umberto Eco
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Giorgio Morandi, Natura morta 1956

L’oggetto più banale, spogliato del superfluo, nella composizione morandiana assume dignità e una dimensione solenne. Immerso in un’atmosfera contemplativa nella quale il tempo sembra essersi fermato.

“Come si può esprimere tanta spiritualità non raffigurando una natività o un mare in tempesta, un tramonto sul lago o la nascita della primavera, ma – diciamolo – un armamentario da rigattiere d’infima categoria? Bisogna amare molto il mondo, e le cose che ci sono al mondo, anche le infime, e la luce e l’ombra che le rallegra e le incupisce, e la stessa polvere che le soffoca.”

Umberto Eco

Copywriter e redattrice freelance, appassionata di libri e scrittura, spero un giorno di poter produrre narrativa per ragazzi. Il mio motto è "Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo".