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Cinema,  News

Free Guy: quando è la programmazione a parlare…6 minuti di lettura

L’11 agosto Ryan Reynolds ritorna al cinema con l’atteso film Free Guy – Eroe per gioco (Free Guy), diretto da Shawn Levy.

L’attore canadese, ormai perfetto ‘giullare’ delle corti cinematografiche, è qui protagonista al fianco dell’attrice britannica Jodie Comer e del neozelandese Taika Waititi, reduce nella memoria di molti spettatori dal sorprendente Jojo Rabbit (2019).

E quando Reynolds è presente sullo schermo, l’’effetto’ Deadpool si fa sentire.

All’interno di Free City

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Guy all’interno di Free City

Ryan Reynolds è Guy, un personaggio del videogioco online Free City la cui funzione è quella di riempitivo del background del gioco. 

È un PNG ossia un Personaggio-Non-Giocante, NPC in inglese (No-Player-Character), posto all’interno del gioco di ruolo Free City, creato e distribuito dall’imprenditore Antoine (Taika Waititi).

Ma Guy non sa di essere un personaggio fittizio, un semplice algoritmo, una sequenza di numeri all’interno di un mondo virtuale e digitale. 

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Guy e l’amico Buddy

Egli infatti conduce la propria vita riponendo ogni gesto quotidiano all’interno di una coscienza la cui esistenza non è mai messa in dubbio.

È un cassiere della banca della città di Free City che ogni mattina si sveglia, fa colazione e si reca al lavoro accompagnato dall’amico Buddy (Lil Rel Howery), il quale lavora come guardia nella stessa banca.

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Guy e Buddy in banca durante una rapina

Guy compie in ‘loop’, in circolo le stesse attività ogni giorno, in modo automatico. La vita nella città di Free City non è però cosi ordinaria. 

Free City vs mondo reale

Si verificano eventi a dir poco assurdi. Guy attraversa la città schivando continue sparatorie e incidenti stradali, egli stesso subisce azioni violente ma rimane impassibile conservando il suo plastico sorriso. 

All’interno della banca, ogni giorno, è vittima di una rapina che affronta come se fosse qualcosa che normalmente debba accadere.

All’interno di Free City le regole rispetto al mondo reale sono rovesciate: è consentito tutto ciò che nel mondo reale è proibito. 

Free City è una realtà carnevalesca all’interno della quale il concetto di normalità del mondo reale viene ridefinito.

Tale ridefinizione spetta al giocatore in carne ed ossa che dal suo comodo computer, attraverso la creazione di un proprio avatar virtuale, entra a far parte del gioco facendo quello che più desidera.

Il desiderio di quasi tutti i giocatori coincide spesso con azioni violente e a farne le spese sono proprio i personaggi PNG come Guy.

L’informatica, uno dei temi caldi

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Milly e Keys discutono su Free City

Al di qua di Free City, nel mondo reale una giovane programmatrice informatica, Milly (Jodie Comer), porta avanti una causa legale contro Antoine, l’editore di Free City.

La ragazza è convinta che l’editore abbia rubato il codice Life Itself realizzato insieme all’amico Keys (Joe Keery), e lo abbia inserito e nascosto all’interno del gioco Free City.

Si tratterebbe quindi di un furto di proprietà intellettuale

In termini informatici un codice è una sequenza di 0 e 1 che costituiscono un algoritmo, una formula che mette in pratica una funzione.

Life Itself prevede la creazione di personaggi che crescono, e sembrano veri poiché essi stessi si credono vivi. 

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Da sinistra, Antoine, Mouser (Utkarsh Ambudkar) e Keys

Milly crea un avatar personale per entrare a Free City e cercare il codice nascosto come prova del furto per vincere la causa legale contro Antoine.

All’interno del gioco però si imbatte in Guy, il quale comincia a sviluppare una sorprendente coscienza che lo rende sempre più reale. 

La svolta del film con Ryan Reynolds

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L’avatar di Milly e Guy

Milly sarà costretta a dirgli la verità: la sua vita non è reale ma è soltanto un personaggio non giocante di un videogioco.

La presa di coscienza dell’irrealtà del suo mondo diventa così il punto di partenza della trasformazione di Guy, da un semplice PNG a un vero e proprio Eroe.

Il film di Levy è pieno di sorprese. Momenti comici e irriverenti si alternano a momenti più riflessivi e addirittura escatologici

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L’avatar di Milly e Guy in una scena d’azione

La realtà di Free City diventa infatti specchio del mondo reale e tutto ciò che si verifica all’interno del gioco, acquista nel mondo reale, un senso critico sui comportamenti umani.

Free City offre allo spettatore un linguaggio ibrido tra l’informatica e il gaming non sempre facile da seguire. 

Tale linguaggio crea però una struttura narrativa molto forte e suggestiva. 

Linguaggio e struttura del film di Levy

Lo spettatore infatti cerca di inserirsi nelle dinamiche del film con la stessa curiosità di un giocatore di videogiochi. Parole come ‘kickarlo’, ‘killarlo’ e ‘livellare’ sono ripetutamente usate come lessico comune non solo all’interno di Free City-gioco, ma sopratutto all’interno di Free Guy-film.

Il PNG Guy si distingue sempre più come simbolo di azioni non violente che compie per aumentare il proprio livello all’interno del gioco e aiutare Milly a recuperare il codice.

La condotta di Guy inizia così a condizionare quella di molti giocatori del mondo reale che, inizialmente avvicinatisi al gioco per compiere violenze virtuali, decidono di smettere di giocare riconoscendo i ‘diritti’ dei poveri PNG del gioco, bistrattati e violati dai player.

Ryan Reynolds nei panni di Guy è ‘atleticamente’ goffo ed è protagonista in un film capace di creare continui richiami interni: i giocatori di Free City che ad un certo punto diventano spettatori essi stessi di quanto accade all’interno del gioco, del tutto inconsapevoli a loro volta di essere guardati dagli spettatori delle sale cinematografiche di un altro mondo reale.

Ma qui il concetto di realtà è messo in discussione e non resta altro se non osservare quanto accade, mollando il freno dei propri automatismi cognitivi. 

Laureata in Italianistica all'Università di Bologna. Tra il suo dire e il fare ci sono di mezzo il cinema e la letteratura. Scrive di cinema su Art Shapes.