
Everything Everywhere All At Once è il film migliore del 2022?4 minuti di lettura
La vita oggi è più frenetica che mai. Quanti di noi si sono fermati a riflettere sulla propria esistenza e si sono resi conto di aver inserito il pilota automatico? Ci svegliamo, andiamo a lavoro, teniamo liste mentali di ciò che dobbiamo fare, comprare, chi dobbiamo vedere. Pianifichiamo vacanze che non possiamo permetterci, e confidiamo di arrivare anche stavolta a fine mese. Per molti va così. Anche per Evelyn Wang, la protagonista di Everything Everywhere All At Once, disponibile nelle sale italiane dal 6 ottobre.
Diretto da Daniel Kwan, con la formidabile Michelle Yeoh (Memorie di una Geisha) e un’iconica Jamie Lee Curtis, questo film, ibrido tra i generi sci-fi e azione, potrebbe essere il migliore del 2022. Scopriamo il perché.
Tutto, dovunque, tutto insieme
Le giornate di Evelyn Wang procedono monotone. La lavanderia da gestire. Il matrimonio con Waymond in crisi da anni e sull’orlo della fine. Joy, la figlia gay, che la odia perché non si sente accettata.

Questa routine cambia bruscamente durante l’incontro con un ispettore dell’IRS, che sottopone l’attività di famiglia a stretti controlli per via di alcuni conti che non tornano. Proprio quando tutto sembra perduto, Waymond viene scosso da un sussulto, cambia personalità e “diventa” Alpha Waymond, una versione alternativa del marito di Evelyn. Dice di provenire dall’Alphaverse, un altro universo, parallelo al nostro, minacciato da una terribile forza oscura. A lei il compito di salvarlo.

Inizia così un divertente, velocissimo e coloratissimo viaggio nel multiverso. Se non siete ancora convinti, date un’occhiata al trailer.
Perché Everything Everywhere All At Once è semplicemente pazzesco
Everything Everywhere All At Once è un film riuscito sotto tutti i punti di vista. Dagli elementi stilistici, ossia la trama, la qualità dei dialoghi e l’estrema rilevanza dell’argomento agli aspetti più tecnici come la fotografia, i costumi, la musica e gli effetti speciali.

Nel panorama del genere sci-fi, il tema del multiverso in cinema si è fatto strada già da un po’, pensiamo a Spider-Man: No Way Home (2021). Eppure, questo non è il solito film d’azione tutto sparatorie e inseguimenti, i cui personaggi hanno la stessa caratterizzazione di un Action Man a dimensioni reali. Il film di Kwan vuole raccontare qualcosa di preciso. E ci riesce pienamente.
È un film che convince perché dà vita a un dibattito quanto mai importante, per non dire necessario. Nell’epoca in cui tutto sembra già stato scoperto, in cui ciò che oggi è una novità, domani risulta già scontato, viene naturale chiedersi se non ci sia dell’altro, oltre a noi. E se la nostra realtà non fosse davvero l’unica realtà esistente?
Sono domande alle quali è impossibile trovare una risposta univoca. Come si dimostra che siamo gli unici essere senzienti presenti nell’Universo? Non siamo neanche approdati su Marte, e pretendiamo davvero il monopolio sull’intero Universo? Sembra un passo un po’ troppo lungo della gamba, di qualche anno luce.
Questione di scelte
Il messaggio di Everything Everywhere All At Once è chiaro. Siamo invitati a riflettere bene prima di prendere una scelta, qualsiasi scelta. Anche la più piccola. Cambiare strada all’ultimo, indossare quel particolare indumento, mandare quel messaggio.

Ogni scelta che facciamo scatena svariati universi paralleli fra loro, in cui le nostre versioni alternative, che hanno preso strade diverse, conducono la loro vita. È un concetto che trascende le nozioni tradizionali di tempo lineare e spazio percepibile coi cinque sensi. E, al di là di credenze e scetticismi vari, dimostrare il contrario è davvero difficile. Terrificante o elettrizzante?

