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Arte

Edvard Munch: non solo l’Urlo tra le opere di pregio del pittore norvegese5 minuti di lettura

Cresciuto artisticamente nella Oslo bohémien di fine secolo, amico del drammaturgo svedese Johan August Strindberg ed estimatore di Henrik Ibsen, Edvard Munch è stato uno dei più grandi artisti europei tra la fine dell’Ottocento e il Novecento. Considerato uno dei maggior interpreti del simbolismo e precursore dell’espressionismo, superò il naturalismo dominante filtrando la realtà attraverso il suo stato interiore. Esplorò nel profondo temi quali la malinconia, la sessualità, la morte, la gelosia, la solitudine, l’amore e l’angoscia.

Fu un pittore prolifico e si cimentò in diverse forme di arte, esprimendosi attraverso stampe, disegni e fotografie. Frequentò i circoli letterari e culturali di Parigi, dove conobbe tra gli altri Henri de Toulouse-Lautrec, ed espose al Salon des Indépendants. Nel 1886, alla Mostra di Autunno di Oslo, l’opera La Fanciulla Malata suscitò lo sdegno della critica.

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Edvard Munch La Fanciulla Malata

A Berlino, sei anni più tardi, una cinquantina di quadri gli valsero un giudizio così impietoso da sospendere la mostra dopo una sola settimana. Infine, oltre ottanta opere del genio scandinavo, furono sequestrate dai musei e dalle gallerie di tutta la Germania poiché classificate arte degenerata dai nazisti. Molte di queste vennero acquistate da amici di Edvard Munch e successivamente nascoste, quando nel 1940 la Germania invase la Norvegia, salvandosi così dalla distruzione.

Dopo un’esistenza intensa, caratterizzata da lutti familiari, dipendenza dall’alcool, nevrosi e relazioni tormentate, il maestro si spense a 80 anni, il 23 gennaio del 1944, nella sua tenuta di Ekely in Norvegia.

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Edvard Munch in giardino a Ekely – Inger Munch

Sera sul viale Karl Johan di Edvard Munch

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Edvard Munch Sera sul viale Karl Johan

Nella vasta produzione artistica di Edvard Munch, oltre all’opera simbolo L’Urlo, figura Sera sul viale Karl Johan, corso principale dell’antica Christiania, oggi conosciuta come Oslo. Il quadro, realizzato nel 1892, conservato al KODE Art Museum di Bergen, colpisce per la sua modernità ed attualità. Infatti, chi almeno una volta nella propria vita non si è immedesimato con la sagoma solitaria rappresentante l’artista? Chi non ha percepito sulla propria pelle un senso di alienazione e di solitudine, volontaria o inconsapevole, nella società in cui viviamo?

Sotto un tormentato cielo ricco di nubi, all’imbrunire, il pittore raffigura il rito del passeggio serale nell’animata arteria che simboleggia il cuore della vita economica e politica della città. In primo piano, i busti dei passanti sembrano premere sulla superficie della tela in una sorta di inarrestabile movimento in avanti. In tal modo l’osservatore avverte un senso di oppressione minaccioso. La pelle pallida, quasi cadaverica, il volto scavato, gli occhi spalancati, l’espressione fissa e vacua fanno apparire i soggetti come scheletri accorpati in una massa indistinta.

Si tratta di una sprezzante critica da parte del maestro norvegese alla classe borghese e ai suoi valori, accentuata dal Parlamento, l’edificio sullo sfondo riconoscibile dalle finestre gialle che contrastano con la luce morente del giorno. L’unico segno di umanità che i borghesi conservano risiede nell’esteriorità, negli accessori che adornano i loro capi, ovvero cappelli da signora e cilindri. Ma la loro fisionomia è eloquente nel sottolineare quanto dal punto di vista umano siano vuoti: vagano come spettri, privi di anima e personalità.

“Unreal City

Under the brown fog of a winter dawn,

A crowd flowed over London Bridge, so many,

I had not thought death had undone so many”.

The Waste Land T.S. Eliot

Sul lato destro della tela, spicca invece una figura opaca e solitaria che, dando le spalle sia all’osservatore sia alla folla, sembra allontanarsi dalla scena. Quell’uomo è probabilmente lo stesso artista che, dotato di uno spirito sensibile e controcorrente, non si uniforma al consenso, anche a costo di ritrovarsi a percorrere il proprio cammino in completa solitudine.

Per quanto riguarda la scelta cromatica, i colori utilizzati da Edvard Munch sono sporchi e opachi, stesi con pennellate ampie e pesanti. La combinazione di tonalità contrastanti di viola intenso e giallo acido contribuiscono a ricreare un’atmosfera irreale ed angosciante, simile a quella di un incubo.

Pubertà di Munch

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Edvard Munch Pubertà

L’universo femminile ha popolato ed influenzato sia la carriera professionale che la vita personale di Munch, segnata da relazioni amorose piuttosto travagliate. I soggetti vengono dipinti in tutte le età, dalla pubertà fino alla vecchiaia.

Pubertà è anche il titolo di un dipinto realizzato nel 1895 che ritrae un’adolescente nuda seduta su un letto. I suoi fianchi somigliano già a quelli di una donna matura, mentre i seni risultano acerbi, appena accennati. Il volto presenta i tratti tipici della fanciullezza. A giudicare dal linguaggio corporeo e dall’espressione del viso, la ragazza sembra essere stata sorpresa nella sua intimità e tenta di proteggersi dallo sguardo dell’osservatore. Infatti, le sottili braccia coprono pudicamente la zona del pube, le spalle sono incassate, le gambe strette tra loro, gli occhi fissi ed attoniti.

Edvard Munch decide di non abbellire la stanza con elementi decorativi, creando così un ambiente spoglio e quasi claustrofobico. Al contrario, il pittore si focalizza sulla condizione psicologica e umana della fanciulla, che si trova in un passaggio cruciale della vita: da una parte il rimpianto dell’età infantile, dall’altra le incognite del mondo adulto. L’inquietudine e l’angoscia generati da tale dualità sembrano concretizzarsi nell’ingombrante ombra proiettata alle sue spalle.

Copywriter e redattrice freelance, appassionata di libri e scrittura, spero un giorno di poter produrre narrativa per ragazzi. Il mio motto è "Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo".