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Cinema

Dune 2021: film ipnotico ed evocativo sulla forza dei sogni e della natura7 minuti di lettura

Dune di Denis Villeneuve è finalmente al cinema. 

La pellicola del regista canadese prodotta dalla Warner Bros. e dallo stesso Villeneuve è stata mostrata al pubblico in anteprima a Venezia nel corso della 78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, all’interno della categoria Fuori Concorso

Oggi invece il film con protagonisti Thimothée Chalamet e Rebecca Ferguson è disponibile per ogni spettatore che abbia voglia di gustarselo sul grande schermo.

Villeneuve riprende un soggetto non originale. Infatti Dune si pone come nuovo e contemporaneo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo fantascientifico di Frank Herbert del 1965. Impresa ardua quella del regista, il quale deve anche confrontarsi con l’adattamento precedente di David Lynch del 1984

L’universo di Dune

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Da sinistra, Gurney Halleck, il duca Leto e Thufir Hawat della Casa Atreides

Lo spettatore entra a far parte di un sistema di mondi organizzato secondo regole e strutture sociali del passato, ma collocate in un futuro anteriore.

Siamo nel 10.000 d.c. e l’universo è composto da pianeti governati da casate poste al servizio di un impero centrale, l’Imperium.

Tale struttura amministrativa, sociale e politica è di tipo feudale, in quanto ogni singola casata è governata da un duca che, sebbene esegua gli ordini dell’imperatore, gode di autonomia di potere sul proprio pianeta.

Lo spettatore si immerge in un futuro quasi ‘archeologico’, che ricorda più il passato spiegato sui libri di storia, che non il futuro tecnologico e minimalista proposto da numerosi film di fantascienza. 

In Dune gli ambienti sono allestiti da architetture che ricordano lo stile medievale, cosi come lo stessa struttura sociale evoca quella dei principi, imperatori e duchi del Basso Medioevo europeo del XII e XII secolo. 

Di qui il senso di confusione e di fascino dello spettatore che, abituato ad immaginarsi il futuro attraverso architetture razionali e tecnologiche, si trova di fronte a qualcosa completamente diverso e spiazzante.

Lo scontro tra le casate

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L’offensiva della Casa Harkonnen

Sul pianeta Caladan regna e governa il casato degli Atreides, una famiglia dell’alta nobiltà con a capo il duca Leto (Oscar Isaac), il figlio Paul (Timothée Chalamet) e Jessica (Rebecca Ferguson), la madre di Paul e la concubina di Leto. 

Tra le varie casate dell’Imperium non vi è armonia ma discordia

Vige un clima di serrata competizione reciproca, soprattutto tra la casata degli Atreides e quella degli Harkonnen

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La spezia mescolata alla sabbia

L’oggetto della discordia è l’amministrazione del pianeta Arrakis, fondamentale per l’economia dell’Imperium. Infatti il suolo del pianeta è ricco di una spezia dal valore commerciale elevatissimo. 

In base alla volontà dell’imperatore, la casata degli Harkonnen viene sostituita da quella degli Atreides per l’amministrazione del pianeta.

La spezia è una sorta di droga con forti effetti allucinatori, ma agisce anche come ‘filtro magico’ che conferisce effetti benefici. Per questo motivo ne è conteso il controllo. 

Il pianeta Arrakis

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Il deserto di Arrakis

L’arrivo sul pianeta Arrakis della Casa Atreides è sfavorito sin dall’inizio: le condizioni ambientali del pianeta sono ostili. 

Arrakis è un immensa distesa desertica alternata da massicci rocciosi; la spezia tanto contesa è lo scarto biologico di una creatura del deserto, che, rilasciata nella sabbia, viene successivamente raffinata ed estratta. 

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I Fremen

L’estrazione e il commercio della spezia sono posti a dura prova dalle resistenze e offensive della popolazione locale, i Fremen. Uomini e donne del deserto di cui conoscono tutti i segreti.

Tutto ciò si colloca sullo sfondo delle vicende di Paul Atreides, il giovane figlio del duca, tormentato da continui sogni e visioni su Arrakis e sui Fremen. 

Tali episodi sono inspiegabili e slegati dalla successione lineare della storia, ma sembrano determinanti per la sorte della casata degli Atreides e dello stesso Paul, molto legato alla madre Jessica.

La situazione precipita a causa di un tradimento e il corpo centrale della storia di Dune inizia a muoversi più decisione. 

Dune: struttura del film

La prima ora di pellicola infatti procedete lentamente. Funge da ponte per introdurre il contesto iniziale dal quale prende avvio la vicenda. 

Lo spettatore deve rimanere concentrato per ricordare tutti nomi di tutte le casate che vengono menzionate. 

Sembra davvero di leggere una capitolo del manuale di Storia Medievale dell’università, ma decisamente più movimentato. 

Il tocco di Villeneuve è riconoscibile dallo spettatore che ha visto i suoi film precedenti. Qui in Dune egli si serve di primi piani statici dei volti dei personaggi, realizzati per esprimere la fissità del tempo. Quelli di Paul, Chani (Zendaya) e Jessica sono magnetici ed evocativi. 

Il ritmo narrativo di Dune è continuamente spezzato, da una parte con scene d’azione e di battaglia rapide e fulminee, e dall’altra scene contemplative di ‘riposo’ in cui la dimensione a-temporale del sogno sembra prendere il sopravvento.

Sullo sfondo di tradimenti, imboscate e battaglie per la supremazia di potere, in Dune la dimensione onirica è protagonista. 

I sogni di Paul, apparentemente casuali e confusi, si rivelano ricchi di elementi che si trasformano in vere e proprie svolte narrative nel corso del film.

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Paul e la madre Jessica

La sintonia in scena tra Chalamet e Ferguson, nei panni di madre e figlio diventa la cornice perfetta di un’avventura che se all’inizio è quella dello scontro tra le casate dell’impero, alla fine diventa quella di un viaggio di una sopravvivenza duplice nell’insidioso deserto di Arrakis.

I punti di forza del film di Villeneuve

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Paul Atreides

Madre e figlio, e il riferimento cristologico pare evidente, percorrono il deserto guidati solamente dalla potenza reale dei sogni di Paul. 

La dimensione onirica qui confluisce, come un affluente con il suo fiume, in quella reale delle vicende principali condizionandone gli esiti.

In Dune la fotografia raggiunge risultati a dir poco eccezionali: ogni inquadratura, ogni scena è un quadro in movimento, attraversato dalla musica evocativa e orientaleggiante composta da Hans Zimmer

Avvince in Dune anche la successione continua di ambienti fisici e naturali diversi fra loro: dallo spazio e dai pianeti dell’universo su cui domina l’Imperium, alle lande desertiche del pianeta Arrakis, sul quale si svolge gran parte della vicenda. 

Sul piano della scenografia invece la scelta ricade su elementi architettonici e strutturali dalle forme allungate in orizzontale e in verticale. 

Sul piano visivo, tale soluzione suscita nello spettatore timore e reverenza, contribuendo ad inspessire l’alone rituale e mitico proprio della cornice espressiva di Dune.

I punti di fragilità

Il ritmo della narrazione procede lentamente ed è spezzato da episodi salienti che paiono conclusivi. Gli episodi però sono seguiti da ripetitivi abbassamenti di ritmo. Tale periodicità del flusso narrativo, all’interno di un film di 155 minuti, rischia di stancare lo spettatore. 

L’opera di Villeneuve offre però, sul piano visivo, un’interessante soluzione espressiva ideata per raccontare la forza realistica dei sogni.

Un film grazie al quale la riflessione sul mistero della vita e della morte viene arricchita da positivi e freschi interventi critici e speculativi.

Girata tramite IMAX, la visione di tale pellicola risalta incredibilmente sul grande schermo. 

Un esempio di racconto epico contemporaneo che forse ha bisogno di essere guardato almeno una seconda volta per cogliere ciò che è sfuggito alla prima visione, ma che proprio nei dettagli narrativi ed espressivi riversa tutto il suo potenziale comunicativo e spettacolare.

Laureata in Italianistica all'Università di Bologna. Tra il suo dire e il fare ci sono di mezzo il cinema e la letteratura. Scrive di cinema su Art Shapes.