
Don’t look up: Uno sguardo sulla società moderna4 minuti di lettura
Il 24 Dicembre usciva su Netflix, Don’t Look Up, l’ultimo film di Adam McKay ha fatto discutere, ma è riuscito ad ottenere 4 Nomination ai Golden Globe. Con un cast di altissimo livello: Leonardo Di Caprio, Jennifer Lawrence, Jonah Hill, e Meryl Streep il successo può sembrare assicurato, ma non sono mancate le critiche a questo film.

La studentessa di astronomia Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) scopre per caso una cometa, informa immediatamente il professor Randall Mindy (Leonardo Di Caprio). Dopo aver calcolato le traiettorie, si rendono conto che questa impatterà la Terra in meno di sei mesi.
Riescono a contattare il dottor Oglethorpe (Rob Morgan), a capo dell’ente di difesa planetaria, che organizza un incontro con la Casa Bianca. Purtroppo però, la presidente Janie Orlean (Meryl Streep) e l’insopportabile figlio-consigliere Jason (Jonah Hill), non ascoltano le parole dei due scienziati perché troppo impegnati con le imminenti elezioni.
Inizia un tour mediatico dei due astronomi, con l’obbiettivo di informare il mondo dell’imminente pericolo. Il professor Mindy decide di intraprendere un approccio più pacato, mentre la Dibiasky non riesce a contenere le emozioni, diventando ben presto un meme vivente.
Le opinioni delle stampa americana

Il film è stato accolto in due modi diversi, soprattutto dai giornali americani, molto spesso con opinioni dettate dal colore politico. La destra, passando dal Wall Street Journal a IndieWire, ha descritto il film come un arrogante, cinico ed eccessivamente intricato. Con una comicità che fa del nichilismo facendo pagare il prezzo all’intelligenza del povero telespettatore.
Di opinione avversa è invece la sinistra ovviamente, dal San Francisco Chronicle a Le Monde, la pellicola di Mckay viene elogiata soprattutto per le tematiche che sembrano celare una metafora ai problemi climatici tanto discussi negli ultimi anni.
Come sempre la verità sta nel mezzo. Don’t look Up racchiude in sé i temi della politica mondiale anche se li nasconde dietro alla caduta di una cometa, e questo estranea dal film e permette di fare propaganda.
Ma visto che l’intento era quello di far aprire gli occhi più che punire, allora i margini della discussione sono più ampi. Infatti, la bellezza di questo film sta nel fatto che parla di attualità ma con grande ironia. Ovviamente estremizzando quelle che possono essere le reali reazioni dell’umanità davanti a un evento così eccezionale.
Tutto ciò però senza creare un clima catastrofico che in realtà sarebbe richiesto in tali circostanze, ed è qui che riesce a funzionare il film. Creando un clima alla Indipendence Day il risultato sarebbe stato quello che il film sta cercando di criticare, il disinteresse.
Invece, riesce a spiegare esattamente ciò che si pone come obbiettivo sin dall’inizio, criticare l’epoca dei social media e della cattiva informazione.
Don’t look up, un groviglio di stelle

Non è tutto oro quel che luccica però, il grande cast a disposizione di McKay non viene sfruttato un granché, la stessa Jennifer Lawrence pur essendo una dei protagonisti appare marginale, per non parlare di Timothée Chalamet, presente in non più di 3 o 4 scene. Un altro esempio è la presenza di Ariana Grande e Kid Cudi, entrambi compaiono senza un vero motivo, quasi ad avvicinare un pubblico più giovane.
Nel complesso Don’t look up è un film che finalmente parla di attualità, racconta la società moderna, ed è una cosa che si vede ormai di rado al cinema. Riesce nel suo intento? A nostro parere sì, oggi l’apparenza conta molto più dell’appartenenza, ma ogni tanto ricordarsi di essere parte di un tutto non fa male e questo film ne spiega le ragioni.

