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Musica

Non al denaro non all’amore né al cielo, da oltre 50 anni il capolavoro di Faber5 minuti di lettura

Nel corso della sua vita artistica Fabrizio De André ha scritto e cantato pagine fondamentali della canzone e della poesia italiane. Tante gemme musicali che ne hanno fatto uno dei più grandi del 900. Uno dei suoi scrigni più preziosi è datato 11 novembre 1971. Esattamente 51 anni fa l’artista genovese partoriva il bellissimo e intenso Non al denaro, non all’amore, né al cielo.

L’album è ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, avvocato dell’Illinois con la passione per la poesia. L’Antologia, pubblicata nel 1915, è una raccolta di poesie a versi liberi, ritratti in prima persona di alcuni abitanti della fantasiosa Spoon River. I personaggi del libro raccontano la propria vita fatta di meschinità, conflitti, ipocrisie, risentimenti. E non lo fanno da vivi, ma da morti. Epitaffi scolpiti su una fredda pietra, parole pesanti che raccontano una verità che in vita non sono riusciti a mostrare. I morti, in fondo, non hanno nulla da perdere.

L’incontro di De André e Master grazie a Fernanda Pivano

Fernanda Pivano e Fabrizio De André

L’opera arriverà in Italia solo nel 1943 grazie alla traduzione di una giovanissima Fernanda Pivano. Il lavoro della traduttrice fece breccia nel cuore di un diciottenne De André che si trovò a leggere quelle pagine così cariche di passione e libertà grazie al regalo della sua prima moglie, all’epoca fidanzata, Puny Rignon. Nei primi anni 70, dunque, grazie all’interessamento del produttore Roberto Dané, il cantautore genovese riprese in mano gli scritti di Masters, ne scelse una decina e li modificò per ovvie esigenze musicali.

Con la collaborazione ai testi di Giuseppe Bentivoglio, già al lavoro con il cantautore per Tutti morimmo a stento, e gli arrangiamenti di un 25enne musicista della Produttori Associati di nome Nicola Piovani, Fabrizio De André fa rivivere le storie di otto personaggi di Spoon River. Uomini e donne che dormono sulla collina, ragazze “morte d’aborto e d’amore” e “figli della guerra partiti per un ideale, per una truffa, per un amore finito male”.

Sono essenzialmente due le tematiche che il cantautore e il suo collaboratore evidenziano: l’invidia e la scienza, con tutte le sue contraddizioni. Un matto è la storia del classico “scemo del villaggio” che, invidioso dei suoi compaesani, cerca di “imparare la Treccani a memoria” (nella versione originale l’Enciclopedia Britannica) ma alla fine finisce deriso e in manicomio. Un giudice, ritratto di un uomo di bassa statura preso in giro da tutti che studia per diventare giudice per poi processare i suoi perseguitori. Un blasfemo, arrestato e ucciso dal potere giudiziario per aver accusato un Dio invidioso di aver “fermato con la morte” il primo uomo che, stanco di vivere in un “giardino incantato”, era pronto a “rubare il mistero di una mela proibita”. Un malato di cuore, bloccato sin dall’infanzia da problemi cardiaci che gli hanno impedito di vivere e amare, finendo per invidiare la vita degli altri ragazzi. Ma che al primo, emozionante bacio di una donna muore.

Subito dopo è la volta di Un medico ingenuo e genuino, talmente appassionato all’arte medica che cura gratis i suoi pazienti. Finito in povertà, con moglie e figli che lo disprezzano, per cominciare a guadagnare inventa e vende elisir di giovinezza, ma alla fine si ritrova in prigione etichettato come “dottor professor truffatore imbroglione”. Un chimico scapolo, incapace a capire l’unione tra uomini e donne cerca di sperimentarlo con gli elementi chimici ma alla fine muore “per un esperimento sbagliato, proprio come gli idioti muoion d’amore”. Un ottico è l’unico che parla da vivo: stanco di “occhi normali” vuole solo “clienti speciali” ai quali far provare i suoi nuovi occhiali. I suoi pazienti descrivono ciò che vedono attraverso quelle strane lenti: mondi distorti, allucinogeni, obliqui. Esperimento riuscito: “faremo gli occhiali così”.

E per finire, la vera gemma del disco: Il suonatore Jones. Un flautista (nella versione originale violinista) che nonostante un grande e fruttuoso appezzamento di terra ereditato ama far ballare la gente grazie al suono del suo strumento. Jones muore senza “nemmeno un rimpianto” perché ha vissuto da uomo libero, senza preconcetti e meschinità.

Tra folk e psichedelia

Vittorio De Scalzi, tra i componenti della band che suonò nel disco

E la musica? In questo album il discorso deandreiano si amplifica e contamina grazie agli arrangiamenti del giovane Piovani e da uno stuolo di musicisti provenienti da diversi gruppi prog. Vittorio De Scalzi (New Trolls), Enzo Restuccia e Maurizio Majorana (Marc 4), più alcuni elementi dell’orchestra di Ennio Morricone: i chitarristi Silvano Chimenti e Bruno Battisti D’Amario e la voce di Edda Dell’Orso (straordinario il suo finale ne Il Suonatore Jones). Si va dalle atmosfere folk britanniche di Un blasfemo alla psichedelia di Un ottico passando attraverso le atmosfere sospese di Un malato di cuore e Un chimico.   

Per concludere, Non al denaro, non all’amore, né al cielo è un capolavoro senza tempo perché De André è riuscito ad attualizzare storie di un mondo che non c’è più. Le distorsioni dell’animo umano, frutto  di un mondo duro e ipocrita, ci appartengono ancora.