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Cinema

David Lynch: Il mago desidera vedere4 minuti di lettura

Lynch e l’avanguardia della sperimentazione nell’audiovisivo

Una forte narrazione visiva, un grottesco seppur affascinante — quasi dolce — racconto dell’orrore, una concezione dello spazio tempo che trascende la realtà, l’ossessione per l’onirico e l’interdisciplinarità che ci regala l’incontro tra diverse arti.

Sono queste le caratteristiche del cinema di David Lynch che divenendo i suoi principali tratti stilistici hanno condannato l’autore a capeggiare l’olimpo di coloro che, grazie alla riconoscibilità della loro personalità artistica, sono più spesso stati accusati di autoreferenzialità dalla critica. Ma non è forse questo il prezzo da pagare per essere consacrato pioniere nella sperimentazione dell’audiovisivo? 

La narrazione ai limiti del visibile

Nell’epoca contemporanea in cui sembra difficile — se non impossibile — portare innovazione all’interno del contesto creativo, l’opera di Lynch riesce a sorprenderci mettendo in atto codici del cinema che conducono la mente verso sentieri che, seppur già tracciati dentro di noi, rimangono inesplorati nel quotidiano. Il cinema di Lynch sorpassa in estensione l’intera produzione cinematografica moderna, raggiungendo sublimi livelli di trasporto ai quali nemmeno le avanguardie del ‘900 si sono mai avvicinate.

Le opere del cineasta non chiedono una visione passiva: l’invito è quello di riflettere sui limiti del visibile, della personale unica percezione che si ha di messe in scena che sfuggono a un’universale traduzione e che al contrario, godono nell’immergere lo spettatore in una nebbia di enigmatica nostalgia. 

“Twin Peaks”, David Lynch & Mark Frost, 1990

“Nell’oscurità di un futuro passato / Il mago desidera vedere / Non esiste che un’opportunità tra questo mondo e l’altro / Fuoco cammina con me”

Simboli e figure nell’opera di Lynch

Non è raro interrogarsi sulle proprie sensazioni durante la visione di un’opera di David Lynch. Le complesse atmosfere indotte dallo stile registico dell’autore divengono uno stimolo all’esplorazione di profondità emotive ed intellettuali, rendendo la visione del prodotto differente da tutte le altre.

David Lynch rende chiaro il suo bisogno di riconoscibilità senza mai cadere nell’ostentazione: la sua carriera (che non si sviluppa solo attraverso il cinema, ma comprende altre discipline quali televisione, pubblicità, teatro, fumetto, video arte e pittura) è costellata da simbolismi e figure che sono parte della sua opera così come sono parte della sua persona, fornendoci ripetute volte conferma della sua distinta ricerca personale ed artistica. 

Mulholland Drive, David Lynch, 2001

Da Eraserhead a Mulholland Drive, la carriera del regista

“In Heaven Everything Is Fine” recita “Lady In The Radiator Song” in Eraserhead (1977), scritto, diretto e montato da Lynch stesso, perfetto inno a quello che sarebbe stato per i successivi quartanta anni il cinema dell’autore. La dolce melodia suggerisce climi ed immagini tensivi, gli stessi che successivamente avremmo riconosciuto in Twin Peaks (1990 – 2017) o Mulholland Drive (2001), prodotti che all’apparenza narrano semplici storie di una riconoscibile quotidianità, ma che in realtà si muovono su livelli di profonda astrazione. 

“Lost Highway”, David Lynch, 1997

Twin Peaks, il punto di non ritorno

È proprio Twin Peaks, forse l’opera più famosa dell’autore, ad essere l’esempio maggiore di prodotto più pregno degli stilemi classici del cinema di Lynch, la cui sceneggiatura che si presenta come quella di un classico giallo investigativo presto sfocia in un percorso da parte del protagonista, Dale Cooper, attraverso la pratica della meditazione trascendentale, empirismo profondamente presente nella quotidianità del regista.

Twin Peaks non solo gode dell’affascinante marchio stilistico di David Lynch, ma segna anche un punto di non ritorno nella storia delle serie televisive alzando l’asticella del racconto possibile destinato al piccolo schermo. Dalla messa in onda delle vicende narrate in Twin Peaks, nulla sarà più lo stesso. 

“Twin Peaks”, David Lynch & Mark Frost, 1990

La fiducia nelle regole del caos

Oggi, 20 Gennaio, Lynch compie 77 anni. A pochi giorni dalla perdita di Angelo Badalamenti, padre della celebre colonna sonora di Twin Peaks e suo compagno nella creazione delle profonde atmosfere presenti in alcune delle sue più grandi opere, Lynch continua a deliziarci quotidianamente con la sua presenza tramite dei video condivisi sul suo canale YouTube, nei quali ci fornisce le condizioni climatiche della città in cui vive, Los Angeles, e un simbolico numero da uno a dieci scelto non da lui ma, in perfetto stile Lynch, dal caso.

Laureata in Direzione Artistica, prosegue il suo percorso formativo frequentando un Master in Curatela di Arte Contemporanea all’Università Delle Arti di Zurigo. Lavora principalmente nel mondo dell’arte e dell’editoria, scrivendo di temi quali fotografia, design, architettura, moda e cinema, le tematiche che di più la appassionano.