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Cinema

Crudelia 2021: il remake dove i dalmata non sono i protagonisti6 minuti di lettura

Dopo ben 10 anni di pre-produzione Crudelia (titolo originale: Cruella), il nuovo film targato Disney, arriva nelle sale cinematografiche italiane ed europee. Il live-action su Crudelia De Mon diretto da Craig Gillespie (ha diretto Margot Robbie in I, Tonia nel 2017) con protagoniste Emma Stone e Emma Thompson, esce prima in Italia che negli Stati Uniti: al cinema il 26 maggio del 2021 e sulla piattaforma Disney + il 28 maggio seguente. E il confronto, dopo l’attesa, con La carica dei 101 (titolo originale: 101 Dalmatians) del 1996 diretto da Stephen Herek è inevitabile.

«Ho molto da vendicare, riscattare, distruggere»

Cruella de Vil

Crudelia prima di Crudelia

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Estella Miller nei corridoi della scuola

Inghilterra, anni Sessanta, una piccola Estella Miller (Tipper Seifert-Cleveland), non ancora Crudelia, frequenta le scuole elementari da cui è ripetutamente cacciata a causa della sua cattiva condotta: la madre (Emily Beecham) è consapevole della duplice natura della figlia, presente sin dalla nascita ed espressa dal doppio colore, bianco/nero, dei capelli.

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Estella Miller adulta

La madre Catherine cerca di proteggere la figlia esortandola a nascondere il suo difficile ed impetuoso carattere. Estella dimostra una forte passione per la moda e la sartoria, ma sembra non possa fare a meno di combinare guai. A seguito di alcuni sviluppi drammatici, Estella si ritrova sola e costretta a sopravvivere a Londra; qui dieci anni più tardi, vive come ladra affiancata dagli amici, ladri anch’essi, Jasper (Joel Fry) e Horace (Paul Walter  Hauser) e dal cagnolino Buddy.

House of Baroness

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La Baronessa

Il vero sogno di Estella però non è quello di disegnare e cucire i travestimenti necessari per compiere i furti e le ruberie, bensì quello di creare abiti di moda presso i grandi magazzini “Liberty” di Londra, l’House of Baroness.

Grazie all’aiuto dell’amico Jasper, Estella ottiene un lavoro all’interno dei magazzini anche se ben lontano da quello sperato. Seppur costretta a fare le pulizie, Estella riesce a farsi notare dalla Baronessa von Hellman in persona (Emma Thompson), padrona dei magazzini nonché la più importante stilista del momento, così la assume come sarta all’interno del suo laboratorio creativo.

Moda e verità 

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Crudelia nel negozio di moda

Il tema della moda diventa il principale ‘fronte’ del confronto-scontro a distanza fra Estella e la Baronessa. Ma la personalità di Crudelia, sopita nel cuore di quella di Estella, sta per fare ritorno: un turbinio di colpi di scena, rivelazioni e una straziante verità sul destino della madre, proprio per lei Estella negli anni ha tenuto nascosto il suo duplice carattere, sarà la causa della comparsa sulla scena di Crudelia, la personalità che Estella sente veramente propria.

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Crudelia davanti alla fontana di Regent’s Park

È proprio Estella ad ammettere con se stessa la sua vera natura:

«Forse hai sempre temuto che diventassi una pazza […] questo spiega tutta la storia dell’abbassa i toni, cerca di integrarti, plasmarmi con amore, penso fosse questo il piano. E ci ho provato davvero, perché ti volevo bene, ma il fatto è che io non sono la dolce Estella, per quanto ci provi, non lo sono mai stata, sono Cruella, nata brillante, nata perfida e un po’ folle, non sono come lei, sono migliore […]»

Emma contro Emma: Stone e Thompson in tenzone 

Emma Thompson ed Emma Stone si valorizzano vicendevolmente sulla scena; la prima nei panni della Baronessa appare rigida, spietata e nella cornice estremante grottesca che detta i suoi movimenti, non può non ricordare la Meryl Streep de Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada). Il riferimento è quasi spudorato, le movenze superbe della Streep che getta ovunque i suoi vestiti e le sue borse sono diventate iconiche nella storia del cinema, al punto tale da essere qui palesemente citate, suscitando riso e sconcerto per i gesti plastici e da manichino della Thompson.

Emma Stone invece è una giovane e convincente Crudelia che però non oscura il ricordo della Crudelia di Glenn Close nei film del 1996 e del 2000. Tutti coloro che sono cresciuti con la carica dei dalmata, l’amore tra Anita (Joely Richardson) e Rudy (Jeff Daniels), un indimenticabile Huge Laurie nei panni del ladro Gaspare (si, Dottor House), non possono guardare Crudelia di Gillespie senza farci un piccolo pensiero.

Il film di Gillespie, uno sguardo più da vicino

Occorre dire però che la produzione di Crudelia, sebbene non ignori il film di Stephen Herek del 1996 e la stessa Glenn Close figuri tra le produttrici esecutive del film di Gillespie, si rivolge al romanzo La carica dei 101 (The Hundred and One Dalmatians) di Dodie Smith del 1956 e al successivo film d’animazione Disney La carica dei cento e uno del 1961.

La sceneggiatura di Crudelia infatti stringe l’occhio più al film d’animazione che ai remake filmici successivi. La soluzione espressiva da cartoon è il tratto stilistico più vistoso di Crudelia 2021.

Il tutto è raccontato dalla voce ‘off’ di una Estella adulta in modo ironico, saccente e irriverente. Lo spettatore è cosi portato a non prendere troppo sul serio ciò che accade, ma ad accogliere gli eventi fantastici e soprannaturali come ordinari.

Come possiamo definire Crudelia 2021?

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Crudelia ad una sfilata

Crudelia 2021 è un film che non appartiene ad un genere cinematografico particolare, ma rientra in un mix di generi: è un po’ commedia, un po’ dramma e un po’ thriller. Qui il racconto della storia, e una storia c’è, è però fragile. Il film infatti procede più per episodi spettacolari ed eventi scenici quasi a se stanti che non per una fluidità di racconto. È un film che cita moltissimo e che sovente mostra più aspetti di altri film che propri.

Oggi tale operazione di citazione, vera e propria risorsa espressiva di molto cinema contemporaneo ottiene sempre più critiche negative, in quanto viene interpretata come mancanza di creatività e originalità: il nuovo film Disney di Gillespie da un lato forse è fin troppo attento alle soluzioni espressive di altri media e film che lo irrigidiscono, ma dall’altro offre allo spettatore momenti d’azione esplosivi che non annoiano.

La regia di Gillespie, il montaggio di Tatiana S. Riegel e la fotografia di Nicolas Karakatsanis realizzano un film-installazione nel quale la concertazione dei singoli episodi, sebbene non riesca a convincere sul piano di una comunicazione più profonda, riesce bene nell’intento di intrattenere.

Laureata in Italianistica all'Università di Bologna. Tra il suo dire e il fare ci sono di mezzo il cinema e la letteratura. Scrive di cinema su Art Shapes.