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Cinema

Il Corsetto dell’Imperatrice: Sissi alla prova del tempo. La recensione del film4 minuti di lettura

Dal 7 dicembre 2022 è uscito nei cinema italiani il film di produzione tedesca Il corsetto dell’imperatrice (titolo originale Corsage), scritto e diretto dalla regista Marie Kreutzer

Nell’immaginario cinematografico l’ultima rappresentazione di Sissi risale ai film degli anni ’50 di Ernst Marischka con Romy Schneider dove viene mostrata un’imperatrice angelica, perfetta, quasi celestiale. Il lungometraggio di Marie Kreutzer, al contrario, mostra un ritratto molto intimo e terribilmente umano dell’imperatrice Elisabetta d’Austria nel suo quarantesimo anno di età.

Un film che si prende il suo tempo

La scrittura è brillante, profonda, mai banale e le performance degli attori, a partire dalla protagonista Vicky Krieps (già nota al grande pubblico per la sua encomiabile interpretazione ne Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson), sono tutte di altissimo livello. Ogni personaggio è approfondito con dovizia e ciascuno di essi ha la propria identità e non sfigura affatto.

Forse un’eccezione la fa la figura del cugino Ludwig II, re di Baviera, interpretato da Manuel Rubey, che forse meritava di essere raccontata più approfonditamente, considerando l’affascinante storia della sua vita e, soprattutto, della sua morte, avvenuta in circostanze a dir poco misteriose.

Pur avendo un ritmo molto lento ed essendo una pellicola incentrata sull’approfondimento introspettivo dei personaggi e del rapporto tra loro, il film non risulta noioso o poco interessante, ma anzi tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine, raccontando in maniera molto fedele agli eventi storici questo spaccato di vita dell’Imperatrice d’Austria.

Un film dove la meticolosità e la cura del dettaglio culminano nell’accuratezza dei costumi, del trucco e delle parrucche. Interessante notare per esempio, come venga mostrata la finta barba indossata dall’imperatore Francesco Giuseppe durante gli eventi ufficiali.

Il canto del cigno dell’imperatrice

Vicky Krieps nel ruolo di Sissi in una scena del film

La bellezza dell’imperatrice non è più quella di un tempo, la vita di corte è noiosa, stantia e piena di solitudine. Quest’aspetto emerge moltissimo durante tutto il corso del film e si nota come l’imperatrice sia una persona isolata, rinchiusa nella sua rabbia, nel suo rancore e nei suoi rimpianti. Come se volesse appositamente essere lasciata sola, per poi sistematicamente lamentarsene.

Il lungometraggio affronta diversi aspetti problematici della vita di Sissi, dando l’idea che ciascuno di essi rappresenti un ulteriore giro, sempre più stretto, al corsetto della sua vita, rendendole sempre più difficile respirare, vivere appieno la sua vita, la sua personalità e la sua libertà.

Il perenne conflitto con il marito e imperatore Francesco Giuseppe (magistralmente interpretato da Florian Teichtmeister), mostrato anche lui come un essere umano con le sue fragilità e incertezze, è uno dei temi centrali del film ed emerge come queste due figure abbiano un rapporto tanto idilliaco in pubblico, quanto freddo e distante dietro le mura di casa, pardon, palazzo.

Vicky Krieps e Florian Teichtmeister in una scena del film

Questo suo inesorabile invecchiamento le conferisce un senso di fragilità e insicurezza che mai aveva provato in vita sua e in risposta a ciò lei fugge alla perenne ricerca di libertà.

Vienna è una bellissima prigione dorata per Sissi e questo non le fa mai perdere occasione per viaggiare e scoprire posti nuovi: è disposta a qualsiasi cosa pur di star lontano dalla monotona vita di corte e da tutti i commenti su quanto non sia più bella come un tempo.

Il malsano rapporto con il cibo e la frenetica attività fisica rappresentano un altro giro di questo laccio attorno al corsetto della vita di Sissi, fatta di fettine di agrumi e tè insapori.  Il rapporto a dir poco difficile con i figli Rudolf e Maria Valeria, e con le sue collaboratrici più strette (Ida e Marie) alle quali ordina di sacrificare tutto pur di non essere lasciata sola, completa un quadro già di per sé molto complesso e triste, che rende questo personaggio storico incredibilmente affascinante.

Il film rappresenta quindi un’istantanea di una donna alle prese con il canto del cigno della sua irraggiungibile bellezza. Improvvisamente umana, fragile, come se quel corsetto, sempre più stretto attorno al suo corpo, le ricordasse quanto l’ineluttabilità del tempo tocchi tutti noi, imperatrici comprese.