
Constantin Brancusi: Maiastra, la ricerca della forma semplificata5 minuti di lettura
Constantin Brancusi, autore della serie Maiastra, è il celebre scultore rumeno che con le sue opere senza tempo ha dato un contribuito significativo alla scultura moderna.
Nato il 19 febbraio del 1876 da una modesta famiglia contadina a Hobitza, un villaggio rurale della Romania, sin da giovane manifestò un talento nell’artigianato vecchio stampo e una dedizione fuori dal comune verso questa disciplina. L’immagine del suo paese natale lo accompagnerà per tutta la vita e ne segnerà l’intera produzione artistica. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Bucarest si trasferì a Parigi, dove visse fino alla sua morte, avvenuta nel 1957. L’artista donò il suo atelier allo stato francese, che lo ricostruì fedelmente nella piazza del Centre Georges Pompidou.
Nella sua patria d’adozione, pur frequentando gli artisti delle avanguardie, da Modigliani a Man Ray, Constantin Brancusi sviluppò in totale autonomia uno stile e una ricerca della sintesi formale estremamente personali. Caparbio e determinato, abbandonò la bottega di Auguste Rodin, perché “all’ombra dei grandi alberi non cresce nulla”, staccandosi di fatto dai modelli esistenti per percorrere una direzione nuova. Oggi le sue opere sono conosciute in tutto il mondo e risiedono nelle collezioni private così come nei musei internazionali più rinomati, dal MoMA di New York fino al Guggenheim di Venezia.
Maiastra: la leggenda dell’uccello fiabesco
Maiastra si ispira alla leggendaria creatura del folklore rumeno, il Pasarea maiastra. L’uccello maestro, dal piumaggio dorato e dal canto benefico, è capace di restituire l’antica giovinezza a chi ode la sua voce. Alcune storie della tradizione narrano che si tratti di una fata trasformata da una strega malefica, mentre secondo altre sarebbe la figlia di un imperatore. Constantin Brancusi attinge dunque al patrimonio popolare del suo paese di origine con il quale, pur espatriando in Francia, mantiene un saldo legame. Ma il lavoro dello scultore è influenzato anche dalla scultura africana dell’intaglio diretto. Difatti, come numerosi rappresentanti europei d’avanguardia dell’epoca, l’artista si interessò alle qualità primitive dell’arte extra occidentale.
Costantin Brancusi e Maiastra: in bilico tra astrazione e realtà

Più di qualunque altro tema, Maiastra sintetizza il percorso di ricerca di una forma autosufficiente portato avanti da Costantin Brancusi per decenni. Tra i soggetti preferiti dall’artista, quali busti, teste ed animali, gli uccelli occupano un posto di rilievo. A partire dal 1910 e sino agli anni ‘40, queste creature diventano le protagoniste di quasi una trentina di opere, declinate in molteplici modelli e materiali, dal marmo al legno, dalla pietra fino al metallo. Tuttavia, l’antinaturalismo e la funzione del basamento rappresentano il denominatore comune delle sculture. Infatti da semplice supporto, quest’ultimo assume un ruolo compositivo a sé stante e spesso costituito dalla sovrapposizione di più pezzi. L’uccello, privo delle caratteristiche fisiche che lo identificano, restituisce un senso di spiccata armonia grazie all’equilibrio del rapporto tra le basi geometriche e la fluidità delle curve dell’animale. Ogni variante realizzata testimonia dunque un passaggio dello sviluppo della tematica, volto a catturare la forma essenziale e pura.
“La semplicità nell’arte è in generale, una complessità risolta”.
Da Maiastra all’Uccello nello spazio

Maiastra in ottone, datata 1912, presenta il petto dal gonfiore ovoidale, al quale si contrappone la testa molto piccola, sostenuta dal collo arcuato, che termina con il becco dischiuso. Tutti questi elementi suggeriscono l’immagine del volatile, che si erge vigoroso e potente, colto nel pieno del suo canto. La superficie lucida e riflettente esalta la figura appollaiata sulla base, facendo sì che la materia si dissolva nella sua lucentezza.

La sperimentazione delle linee sottili ed allungate continua nel gruppo Uccello d’oro, per raggiungere l’apice nella serie Uccello nello spazio, composto da sedici esemplari. La silhouette aereodinamica in questo caso è funzionale ad esprimere l’essenza del volo. La scultura fu al centro di una singolare vicenda giudiziaria che si concluse con una sentenza a favore di Constantin Brancusi. Nel 1926, lo scultore e Marcel Duchamp si trovavano a New York per presenziare alla Brummer Gallery. Un funzionario della dogana statunitense, non riconoscendo nella stilizzazione estrema dell’opera artistica una riproduzione naturale dell’uccello, la catalogò come un manufatto da cucina e pertanto soggetto al pagamento dell’imposta d’importazione.
“La semplicità non è un obiettivo nell’arte, ma si raggiunge la semplicità anche senza volerlo penetrando nel vero senso delle cose”.

