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Arte,  Interviste

CIBO: un piccolo gesto per mandare un messaggio. L’intervista4 minuti di lettura

In questa intervista abbiamo scelto di parlare di Street Art, di quella che vuole mandare un messaggio senza far male a nessuno. Ci sono momenti in cui l’arte è al servizio della cultura, e la cultura è al servizio di un ideale. Questa è l’espressione di una Verona che esiste ma che rimane in silenzio, lasciando un segno per le strade. Abbiamo parlato di questo con Cibo, street artist veronese che risponde al dilagare dei messaggi d’odio sulle strade con un linguaggio unico, che farà scuola.

Nome e nome d’arte?

Pier Paolo Spinazzè in arte Cibo.

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Panettone

Di dove sei?

Sono nato a Vittorio Veneto ma vivo ormai da molti anni a Verona.

Come hai capito che questa era la tua strada?

Beh, io sono in strada da quando avevo 15 anni, perciò oggi sono 24 anni che disegno sui muri. È stata una scelta naturale.

Hai cominciato facendo questo tipo di arte o è stata una scelta successiva?

Io ho diverse firme, come un musicista può avere diversi gruppi musicali, un artista ha diversi stili. Cibo esiste da una decina d’anni è ed un progetto che è nato molto bene, proprio perché è stata una risposta molto semplice a dei problemi che a Verona sono da sempre molto presenti

Burro e Marmellata

Dove lavori principalmente?

Io mi prendo cura della mia zona, prettamente nelle vicinanze dei comuni dove abito, difficilmente esco, essendo un lavoro volontario, ma spero che prima o poi si faccia avanti qualche volontario che mi segua in altre città. Mi sposto quando trovo situazioni interessanti o trovo presenti progetti o situazioni in essere dove vengo invitato a prenderne parte.

Di quale opera sei più orgoglioso?

Ce ne sono molte, ma sicuramente i 1100 mq di murales su un capannone della mia zona, esprime il territorio, la campagna in cui lavoro e una serie di valori strettamente legati all’ambiente e all’ecologia. I progetti grandi sono quelli che chiaramente sono più difficili da replicare e che ti portano via molti mesi.

Capannone nel Veronese

Che messaggio vuoi lasciare a chi vede le tue opere?

Disegno cose semplice, cose che possano piacere alla gente, cercando di legare i prodotti del territorio a quella che è l’arte che faccio, se mi capita di disegnare in Lessinia cerco di far diventare un murales una cosa un po’ di tutti, disegnando un prodotto tipico come il Monte Veronese, la gente è contenta e se lo gode di più.

Ti scrive molta gente per coprire disegni o scritte?

Io potrei farlo tutti i giorni, a Verona è pieno di scritte o disegni a sfondo fascista, ma davvero tanti, ormai ho l’occhio allenato e quando mi capita di vederli prendo nota, ma molto spesso le persone mi segnalano dove trovarli o persino quando i miei murales vengono rovinati.

Murales di Cibo

Che tipo di problemi ti provoca il tipo di arte che fai?

Il vero problema non sta tanto nella legge contro l’imbrattamento, perché non credo che un giudice mi condannerà mai se ho coperto una svastica con un disegno. I problemi veri sono sorti quando ci ho messo la faccia e la politica ha deciso di contestare quello che facevo, il suo sfondo sociale e ciò che rappresenta, ma penso che nel 2021 ci siano problemi più importanti.

Perché hai scelto il cibo come strumento per coprire i disegni?

Come tutte le cose belle è nato un po’ per scherzo e con semplicità, coprire una svastica con un würstel mi faceva ridere, ma poi ho visto che funzionava per dirsi motivi. Innanzitutto perché gli italiani vivono per mangiare, per noi è importantissimo, è una cosa super partes; e poi perché è una cosa che riesce ad unire, a tavola si sta bene e siamo sempre felici, l’obbiettivo era usare “il buono per coprire il cattivo”.

Laureato in Relazioni Internazionali, scrive da alcuni anni per testate specializzate in Cinema, Arte e Musica. Nel 2021 fonda Art Shapes, per dare voce a chiunque avesse voglia di raccontare la vita a modo suo.