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Cinema

Christian Bale, l’ultimo villain del Marvel Cinematic Universe5 minuti di lettura

Christian Charles Philip Bale è uno dei più talentuosi e famosi attori britanni nel panorama attuale. Noto soprattutto per la sua versalità, l’abilità di parlare molti dialetti della lingua inglese e americana, e soprattutto la sua disponibilità a modificare del tutto il proprio aspetto fisico per impersonare al meglio i suoi personaggi.

Christian Bale non ha di certo bisogno di tante presentazioni, quanto detto basta far tornare il suo volto anche nella mente meno affezionata al cinema contemporaneo.

Forse il film che gli ha fatto ottenere maggior consensi è stato Batman Begins, il film di Christopher Nolan del 2005 con il quale prese il via la “Trilogia del Cavaliere Oscuro”. Il ruolo da protagonista di Bale gli fu riconfermato per i due sequel Il Cavaliene Oscuro e Il Cavaliere Oscuro – il ritorno.

Dopo aver giocato il ruolo di super eroe e aver salvato Gotham City anche quando questa meritava il declino, Bale ha deciso di cimentarsi in un ruolo completamente diverso, cambiando squadra e passando alla parte oscura, ma veramente oscura.

Thor: Love and Thunder

Uno dei film meno papabili per la presenza di Bale è sicuramente un film della saga di Thor.

Per chi non conoscesse questo filone, o personaggio, del Marvel Cinematic Universe, Thor è un personaggio molto scherzoso che incarna in pieno “l’ironia alla Marvel”. Thor è il dio del tuono, uno dei figli di Odino, per la mitologia nordica è tipo Eracle ma divino.

Thor: Love and Thunder è il quarto film della saga del dio e si colloca, a livello temporale, dopo la sconfitta di Thanos.

Il film inizia con una scena molto triste in cui un padre stringe la figlia morente tra le braccia, invocando senza risposta l’aiuto del dio Rapu.

In seguito, Gorr, il nostro Christian Bale nonché padre della prima scena, entra in possesso della Necrospada: un’arma in grado di uccidere gli dei. La Necrospada permette a Gorr di manipolare le ombre, ma lo maledice anche con una morte imminente.

Altrove, dopo che diversi dei sono stati uccisi da Gorr, Thor si separa dai Guardiani della Galassia e arriva in soccorso di Sif che lo avverte su quanto stia succedendo e sul pericolo che si abbatte su new Asgard. Nel frattempo, la dottoressa Jane Foster, l’ex fidanzata di Thor a cui è stato diagnosticato un cancro terminale, acquisisce i poteri di Thor grazie al Mjolnir diventando lei stessa “Lady Thor”.

Insieme Thor, Lady Thor, Re Valchiria e Korg e i cavalieri di Asgard tentano di contrastare Gorr ma lui scappa, rapendo diversi bambini asgardiani e portandoli nel Regno delle Ombre.

Da qui iniziano combattimenti mitologici, con anche il pantheon greco-romano che fa il suo ingresso in grande stile (Russell Crowe come Zeus è la ciligiena sulla torta), alla fine il bene trionferà? Gorr riuscirà ad arrivare da Eternità e distruggere tutti gli dèi? Jane sopravviverà al cancro?

Per saperlo vi toccherà vedere la pellicola diretta dal fantastico Taika Waititi.

Gorr: il cavaliere veramente oscuro di Bale

Gorr fa molta paura. È inquietante, in bianco e nero e senza scrupoli. Il cuore spezzato del padre e la fiducia tradita del sacerdote si riversano completamente nell’odio verso le divinità che se ne stanno comodamente sedute tra le nuvole a consumare baccanali.

Come si diceva all’inizio, non ci si aspetterebbe di vedere Bale in un film come questo anche perché lui stesso ha dichiarato di non sapere cosa fosse il MCU prima di prendere parte al progetto.

Nelle prime scene si fa molta fatica a riconoscerlo: il trucco che fanno su di lui, circa 4 ore ogni mattina, è talmente tanto profondo che lo muta completamente tanto da renderlo riconoscibile solo per alcune espressioni del viso (e dalla voce chiaramente se si è abituati a guardare i film in lingua originale).

Diciamolo, c’è un grande piacere nel fare un cattivo, è molto più facile interpretarlo rispetto a un eroe, Chris ha avuto un compito molto più difficile. Tutti siamo affascinati dai cattivi e poi la bellezza della cosa è che Taika sa renderlo al tempo stesso spassoso e davvero commovente nella storia. E poi, non vorrei spingermi troppo oltre dicendo che si prova simpatia per lui, ma sicuramente in un certo senso si comprende, forse, perché quest’uomo prenda delle decisioni terribili. È un mostro, un macellaio, ma in un certo senso si può capire perché sia diventato tale“.

Per realizzare il suo personaggio, che di base è un mix tra Lord Voldemort e Marilyn Manson, Bale si è ispirato al mostro primordiale del cinema niente meno che Nosferatu, il vampiro di Murnau del 1922, e a uno dei personaggi del video “Come to Daddy” di Aphex Twin.

Il risultato è uno dei migliori cattivi del Marvel Cinematic Universe.

Gorr non ha molte battute e nonostante ciò la sua presenza è costante. L’inquietudine regna per tutta la durata della pellicola, soprattutto grazie ad alcuni espedienti registici che rendono la vicenda allucinata, come se ci si trovasse all’interno di un incubo. Prima tra tutte, la scelta del bianco e nero per le sequenze in cui gli eroi si trovano a combattere o interagire con Gorr, o ancora il suo aspetto fluido, quasi liquefatto, e l’accentuazione delle cavità del suo viso con un nero molto intenso che restituisce un immagine quasi in negativo.

Non lo diresti ma ho 26 anni. Sono siciliana e questo lo potresti dire dopo avermi sentita parlare! Vivo a Pavia dal 2016, qui ho fatto lettere e mi sono laureata e ora studio cinema, teatro e arte contemporanea alla magistrale. Ho scelto di scrivere quando ero piccola perché penso che a parlare sono bravi tutti e poi si sa: scripta manent. Sono la terza di quattro figli, ho due bellissimi cani e una piantina di aloe, mi piace leggere soprattutto in treno o nei cortili dell’università e ascoltare musica dalle mie cuffiette con il filo. Le tragedie greche a teatro sono un appuntamento fisso, come i thriller che guardo spesso coprendo gli occhi con le dita. Per le serie tv non c’è storia: bringe watching tutta la vita. Se dicessi che il mio quadro preferito è Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles, sarebbe troppo banale per questo scelgo Sogni di Vittorio Corcos.