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Il processo ai Chicago Seven: ispirato a una storia vera
Cinema

Il processo ai Chicago 7: ispirato a una storia vera3 minuti di lettura

Nel 2020, sulla piattaforma di film e serie tv più in voga del momento, Netflix, esce un film di Aaron Sorkin. Il processo ai Chicago Seven parla di un gruppo di attivisti accusati di complotto per aver causato lo sconto tra manifestanti e Guardia Nazionale. Ma facciamo un passo indietro: siamo nel 1968, gli anni della guerra in Vietnam, su cui si basa l’intera vicenda. E per ripassare un po’ di storia: l’opposizione al Vietnam fu un movimento sociale contro la partecipazione degli Stati Uniti nella guerra. La società americana in quegli anni si divise tra chi sosteneva il coinvolgimento della guerra e chi voleva che cessasse per riavere indietro la pace. Una pace dura da ottenere a causa del neo-eletto presidente Nixon che tentò di togliere di mezzo l’opposizione.

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Alcuni dei Chicago Seven nell’aula di tribunale

“Oltraggio alla corte”

I protagonisti, come già accennato all’inizio, sono i Chicago Seven, tra cui il bravissimo Eddy Redmayne – nel film Tom Hayden – che, cinque mesi dopo la protesta, vengono arrestati e accusati di aver innescato la rivolta. Si può definire un legal drama, svolto principalmente nell’aula di tribunale. Un luogo che, come scopriremo, si rivelerà tutt’altro che a favore della giustizia.

Frank Langella è Julius Hoffman, lo spregevole giudice che tenta con la sua forza di eliminare i giurati che simpatizzano con gli imputati. Un tribunale che, quindi, anziché stare dalla parte del bene, fa in modo che prevalga il male, spogliandosi del vero ruolo che dovrebbe rivestire. Il film dosa alla perfezione dramma e ironia. Sono numerosi gli “oltraggi alla corte”, a volte simpatizzati grazie ai due attivisti Abbie Hoffman (Sacha Baron Cohen) e Jerry Rubin (Jeremy Strong), coloro che strappano una risata in un momento di tale serietà, rendendo al film una vena comica del quale ha bisogno.

Dall’altra parte, ci sono “oltraggi alla corte” spietati, come quelli che il giudice rivolge all’imputato Seal, per di più privato di avvocato.

La realtà attraverso lo schermo

Nel film vengono proiettate le immagini realistiche dei momenti di rivolta. Sono rivelate le vere scene delle sommosse effettuate durante quegli anni. I protestanti, per lo più hippy, studenti, madri, ma anche avvocati, medici, docenti universitari… si battevano per la pace, rischiando il più delle volte la vita. Gli agenti, infatti, non si limitavano a terrorizzarli, ma li picchiavano, quasi fino ad ammazzarli se necessario.

Le manifestazioni erano violentissime e il film lo rende in modo chiaro. I protagonisti, però, non smettono mai di battersi. Portano avanti i loro ideali, pur a costo della propria vita.

– “Quanto vale per te? Qual è il tuo prezzo?”

– “Per annullare la rivoluzione?”

– “Sì, qual è il tuo prezzo?”

– “La mia vita.”

I Chicago Seven sono la cruda realtà della nostra storia, forse troppo sottovalutata nei libri scolastici. Resa come una pappardella da studiare a memoria, quando vuole semplicemente essere capita. D’altronde, il cinema ha questo potere straordinario di prendere un evento e farlo vivere sotto i nostri stessi occhi.

Il regista Aaron Sorkin ci riesce. Ci riporta indietro nel tempo, ed è come se noi, improvvisamente, fossimo catapultati lì. Negli anni del 1968. Nei quartieri delle sommosse e in tribunali indecenti. Il finale è capace, però, di rendere quel freddo tribunale un luogo di comprensione ed empatia. Dove, per la prima volta nel corso del film, riesce a cedere alla giustizia.

Il processo ai Chicago Seven: ispirato a una storia vera e, per questo, da non privarsene.

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I veri Chicago 7

Laureata in Comunicazione e Media. Scrive ovunque, perché non riesce a farne a meno. Si sogna sceneggiatrice e i suoi film preferiti sono quelli con Christian Bale