
Caravaggio e l’autoritratto in bottiglia4 minuti di lettura
La rivoluzione pittorica di Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio, tagliò di netto la tradizione classica legata ai maestri dell’arte Michelangelo, Raffaello e Tiziano, per aprire le porte al periodo barocco. La sua tecnica e la sua fama internazionale influenzarono gli artisti a lui successivi tanto da vedere costituirsi la corrente del caravaggismo.
La sua figura inoltre ammaliò la storia e la critica grazie ad un alone di “artista maledetto” legato alla sua breve vita privata. Caravaggio infatti viaggiò moltissimo, tra Milano, Roma, Malta, Napoli; la sua biografia è segnata da malattie, conoscenze degli uomini più importanti del tempo e perfino da un omicidio. Per questo dovette per tutta la vita scappare dalla pena capitale.
La luce e il teatro in Caravaggio

Nature morte, ritratti, soggetti a carattere religioso per grandi committenze pubbliche e private, scene di vita mondana e temi biblici e mitologici. Caravaggio dà vita ai soggetti più diversificati con la stessa tecnica pittorica. L’elemento caratterizzante le sue tele è la particolare trattazione della luce: dal buio della scena escono i volumi di corpi e oggetti, sottolineati in modo teatrale, drammatico, da una luce radente. La luce plasma le figure, direziona lo sguardo, rende dinamiche le situazioni rappresentate e evidenzia in modo esasperato le espressioni facciali. A questo proposito si ricordano due celebri opere: La vocazione di San Matteo e Scudo con testa di Medusa.

Nella prima opera, composta tra il 1599 e il 1610, la fitta penombra della scena viene tagliata da uno squarcio di luce bianca, che illumina il braccio di Cristo mentre indica San Matteo per chiamarlo a sé come apostolo. Il fascio punta sul volto del santo ma soprattutto scorre parallelo al braccio, al dito puntato di Cristo, accompagnando il gesto e rendendo quindi l’immagine dinamica. È interessante notare come l’episodio evangelico sia rappresentato “immerso” nella realtà a lui contemporanea: i personaggi hanno abiti e cappelli moderni, sembrano trovarsi all’interno di una locanda del tempo.

Per quanto riguarda la raffigurazione della testa di Medusa, realizzata nel 1598, la luce proviene dall’alto e proietta così delle ombre che marcano estremamente i tratti del grido. Inoltre sempre l’illuminazione permette a Caravaggio di annullare la forma convessa dello scudo attraverso la proiezione dell’ombra su un supporto concavo: la testa sembra quindi fluttuare nella scena.
Gli autoritratti nascosti
Un celebre dipinto di Caravaggio è Bacco del 1598, conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Il dio del vino e dell’ebbrezza è un soggetto molto caro all’artista: ne fa soggetto di molte tele e addirittura egli stesso si autoritrae nelle fattezze del dio in Bacchino malato (1593- 94).

Caravaggio effettivamente nascose molti ritratti del proprio volto in diverse opere. In I musici ad esempio, l’autore si rappresenta nel giovane personaggio di destra in secondo piano, guardando dritto negli occhi lo spettatore; la testa mozzata di Golia riproduce le fattezze più mature del suo viso.
La bottiglia di vino

E proprio in Bacco, caratterizzato anche egli dalle sopracciglia arcuate dell’artista, cela la propria autorappresentazione in modo ancora più criptico. Il dio tiene in mano e offre una coppa di vino appena versato, ma si presti attenzione alla bottiglia. Con l’aiuto di una fotocamera del telefono, ingrandendo la visuale all’interno della caraffa, si può intravvedere la figura di un uomo: si tratta di un autoritratto nascosto. Si riconosce perfettamente la presenza di un uomo eretto di cui è possibile vedere chiaramente i tratti del viso. Una capigliatura scura ne copre il capo, si delineano gli occhi, il naso e la linea delle labbra su un incarnato chiaro.

