
In memoria di Burt Bacharach, il rivoluzionario gentile della musica pop6 minuti di lettura
Ognuno di noi è legato a una canzone che ci ricorda un momento particolare, una persona, un luogo. Poi ci sono quelle che entrano nel nostro essere, le abbiamo sentite chissa dove…forse in un film, in uno spot, forse le conosciamo da sempre, chissà. Fanno parte di noi stessi e non sappiamo come, ma ci sono.
Ecco, Burt Bacharach è il compositore del nostro inconscio. A lui dobbiamo una sequenza di canzoni immortali che sono entrate nell’immaginario collettivo. Se cominci a fischiettare un suo motivo stai certo che qualcuno accanto a te continuerà.
Ma al di là di considerazioni spicciole su musica e psicologia Burt Bacharach, scomparso nella giornata di ieri nella sua casa di Los Angeles a 94 anni, è stato uno dei più grandi autori del ‘900. Un musicista eccezionale, un autore che ha segnato profondamente la storia della musica popolare americana dal secondo dopoguerra in poi.
La sua è stata una vera e propria rivoluzione copernicana nella storia del pop. Una rivoluzione elegante, un pranzo di gala. Ma per farla ci vuole talento, sudore, mestiere e tanta gavetta. Dagli ascolti fatti con la madre pianista alle prime orchestre dirette nella U.S. Navy in Germania, il percorso di crescita del giovane Burt è stato costante. Allenamenti compositivi estenuanti ma soddisfacenti in seno all’esercito del suo Paese, nel cuore dell’Europa.
Una lunga serie di capolavori

E proprio grazie alla Germania che la sua carrierà avrà una svolta: dalla metà degli anni ’50, infatti, sarà l’arrangiatore e direttore d’orchestra di Marlene Dietrich in un tour mondiale di grande successo. Bacharach comincia a diventare un nome forte tra gli addetti ai lavori.
Nel 1957 entra nella scuderia del Brill Building, un palazzone newyorkese in cui si producono in serie canzoni per interpreti già famosi o esordienti. Qui conosce il paroliere Hal David. Una stretta di mano, un caffé. Un incontro che cambierà la musica. Dalle loro menti nasceranno capolavori come The Story of my Life, Magic Moments, Walk on By, I Say a Little Prayer, The Look of Love, I’ll Never Fall in Love Again.
Il duo diventa sinonimo di qualità, un marchio di eccellenza musicale che trova in una lunga lista di interpreti la definitiva consacrazione: da Tom Jones a Perry Como, da Aretha Franklin a Dusty Springfield, passando per i Beatles e, soprattutto, Dionne Warwick. Con quest’ultima comincerà un lungo sodalizio, fatto di tante gemme musicali e primi posti in classifica.
Brani eleganti, arrangiamenti complessi ma al tempo stesso efficaci, una voce al servizio di melodie intriganti che restano in testa. Insomma, la ricetta per un brano pop perfetto. Ma tutti sappiamo, o ci hanno fatto credere, che la perfezione non esiste. Se così fosse, Bacharach e David ci sono andati molto vicino.
Le musiche per il cinema e la rottura con David
Anche il cinema si innamora delle composizioni dei due autori: nel 1965 scrivono le musiche di Ciao, Pussycat, primo film interpretato da Woody Allen, l’anno dopo è la volta di Alfie e nel 1967 arriva la colonna sonora di James Bond 007 – Casino Royale con The Look of Love a fare da leitmotiv. Il successo del film e del tema musicale non tardano ad arrivare. Nel 1970 la loro Raindrops Keep Fallin’on my Head, cantata da B. J. Thomas, e la relativa colonna sonora vincono due Oscar per il film Butch Cassidy.
Ormai Bacharach e David sono nell’olimpo della musica e del cinema, ma come in tutte le vicende narrative della vita si frappone il classico ostacolo. L’inconveniente si chiama Orizzonte Perduto, remake dell’omonimo film degli anni 30. Nel 1973, infatti, Bacharach e David ne curano la colonna sonora ma il film è un flop di critica e pubblico. Il sodalizio si scioglie, così come il suo rapporto con Dionne Warwick, ma tutto ciò consente a Bacharach di esibirsi molto più dal vivo e di collaborare con nuovi nomi.
La sua storia artistica (e non solo) cambia completamente nella seconda metà degli anni 70: l’incontro con la giovane paroliera Carole Bayer Sager porterà nuova linfa nel suo mestiere e nella vita (diventerà sua moglie nel 1982). Scriveranno insieme brani di grande successo come Arthur’s Theme (The Best you Can Do) per il film Arthur, Making Love, On My Own e soprattutto That’s What Friends Are For con il ritorno di Dionne Warwick.
Nel 1998 darà alla luce un album che diventerà di culto, Painted from Memory insieme a un cantautore che gli deve gran parte del suo stile, Elvis Costello, mentre l’anno successivo si presterà per un cameo in Austin Powers. E in tempi di Festival di Sanremo come non ricordare il brano che produsse nel 2009 per Karima, Come in ogni ora, con il quale arrivò seconda tra i giovani.

Il ricordo degli amici
Alla notizia della sua scomparsa non sono mancati i ricordi e gli omaggi che tanti colleghi gli hanno tributato sui social. “Ho perso un amico talentuoso che conoscevo da sessant’anni. Un genio, ha ispirato e cambiato tutti noi. Ci mancherà” ha scritto Paul Anka, mentre Mike Patton lo ha pubblicamente ringraziato per il suo lascito artistico.
“Lo ricorderemo tutti per le sue straordinarie melodie, è un giorno triste per la musica” ha twittato il compositore Andrew Lloyd Webber. “Oggi sono molto triste, Burt Bacharach è stato per me un eroe, ha avuto un’influenza forte sul mio lavoro. Le sue canzoni vivranno per sempre” ha commentato l’amico e collega Brian Wilson. Dionne Warwick, contattata dal The Times ha commentato: “Ho perso un caro amico e un eccezionale partner musicale. Sono molto triste perché è come se stessi piangendo un parente“.
E proprio come un parente, un amico stretto, Burt Bacharach ci ha accompagnati per gran parte della nostra vita, quasi non ricordiamo come sia entrato nelle nostre giornate. Come se ci fosse sempre stato, come se facesse parte di noi, da sempre. E per sempre.

