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Cinema

Bullet train: un film velocissimo. La recensione3 minuti di lettura

Bullet train, o treno proiettile, è il nome del treno ad altissima velocità che attraversa il Giappone da nord a sud. È in grado di toccare i 400 km orari, ma al suo interno la tipica serenità nipponica fa sembrare tutto molto più lento e zen. A meno che sul treno non si siano dati inconsapevole convegno i migliori assassini di mezzo mondo.

Si sviluppa così Bullet train, film di David Leitch che uscirà nelle sale italiane il 25 agosto 2022, dopo essere stato proiettato in anteprima al Locarno Film Festival. Nel cast spicca un Brad Pitt in ottima forma nei panni di Ladybug, un assassino perseguitato dalla sfortuna determinato a portare a termine il suo lavoro velocemente e senza spargimenti di sangue. Purtroppo per lui niente andrà secondo i piani.

Bullet train corre veloce. Fino a un certo punto

Ladybug (Brad Pitt) in una scena del film

Insieme a Ladybug sul treno che da Tokyo porta a Kyoto si trovano alcuni tra i killer più capaci e spietati del mondo: i fratelli Tangerine (Aaron Taylor-Johnson) e Lemon (Tyree Henry), l’irritante Prince (Joey King) e diversi altri che saliranno o scenderanno più o meno volontariamente dal treno durante le varie fermate.

L’intera pellicola si svolge all’interno degli stretti vagoni del treno, dando vita a un film d’azione ambizioso, che gioca sui cliché del genere con umorismo, dagli stunt ai limiti dell’umano fino a dialoghi che giocano sull’assurdo delle situazioni e dei personaggi, tra teorie di autoconsapevolezza, filosofia del Trenino Thomas e spottoni all’acqua Fiji.

Purtroppo non sempre il film si muove, perdonate il gioco di parole, sul binario giusto. La seconda parte deraglia completamente, andando a esasperare quelle che fino ad allora erano piacevoli esagerazioni. L’ironia diventa stantia e l’azione si carica di eccesso andando a sforare nel ridicolo più che nella divertente “tamarrata”. Le due ore di durata si caricano di contenuti riempitivi, con dialoghi che perdono di forza e girano a vuoto su concetti già espressi più e più volte nel corso della pellicola. Un rallentamento brusco quello di Bullet train, che fa pensare allo spettatore la peggiore delle frasi da dirsi durante un film d’azione: “ma quando finisce?”

La forza del prendersi poco sul serio

I fratelli Tangerine (Aaron Taylor-Johnson) e Lemon (Tyree Henry)

Ultimamente molti film d’azione stanno prendendo la linea della commedia, condendo con ironia e sarcasmo la sceneggiatura e impostando regia e montaggio in modo sempre più pop, tra scritte al neon in sovraimpressione e cambi scena serratissimi. Bullet train arriva sulla traccia già solcata da film come Deadpool (di cui Leitch è regista del secondo capitolo), la saga di Kingsman o della gran parte della filmografia di Tarantino, vero maestro e precursore della tendenza.

Anche se non particolarmente brillanti o originali, le situazioni comiche di Bullet train strappano più di una risata, grazie a una scrittura intelligente e alla capacità di un cast stellare che si diverte a non prendersi sul serio, anche se ristretto in ruoli poco sviluppati. L’espediente di chiudere l’intera vicenda all’interno di un angusto treno ad altissima velocità, presta il film a momenti sinceramente interessanti e godibili (uno su tutti, il combattimento nel vagone silenzio).

Bullet train è un film che si dimentica in fretta, ma che durante le sue due ore (facciamo un’ora e mezza) funziona, diverte e intrattiene. Tutto quello che un buon film d’azione e una buona commedia dovrebbero fare.

Piccolo fun fact: il regista del film, David Leitch, è un ex stuntman e controfigura proprio di… Brad Pitt! Ha sostituito il biondissimo protagonista di Bullet train in quattro film: Fight Club (1999), Ocean Eleven (2001), Troy (2004) e Mr. & Mrs. Smith (2005).

Laureata in Arti, Patrimoni e Mercati nel 2019, scrive di arte, cinema e lifestyle da diversi anni per diverse testate online, tra cui Milano Weekend, Artslife e Trend Online. Nel 2021 fonda Art Shapes per dare voce a chiunque voglia esplorare tutte le forme dell'arte