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Boccioni e Stati d’animo: Gli addii, Quelli che vanno, Quelli che restano6 minuti di lettura

Stati d’animo di Umberto Boccioni è una delle opere più significative del Futurismo, realizzata nel 1911 in duplice versione. La prima, caratterizzata dalla tecnica divisionista, è conservata al Museo del Novecento di Milano. La seconda invece, influenzata dalla pittura cubista, è custodita al Museum of Modern Art di New York. Ideata come un ciclo, è composta da tre dipinti, che corrispondono ad altrettanti risvolti emotivi: Gli addii, Quelli che vanno e Quelli che restano.

Una serie di tele, che incarnano perfettamente i principi alla base della corrente artistica, ovvero la simultaneità della visione, la velocità del mondo moderno e la sintesi tra la percezione visiva e quella mentale.

Infatti, nel Manifesto dei pittori futuristi e nel Manifesto tecnico della pittura futurista, entrambi firmati da Umberto Boccioni, il rapporto tra l’immagine e il movimento assume un ruolo rilevante:

“Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari. I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali a loro volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro”.

La maestria di Boccioni consiste nel dar vita a qualcosa di immateriale come uno stato d’animo, sintetizzando in maniera efficace elementi stilistici propri dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo, ma con una tecnica ancora divisionista.

La stazione ferroviaria negli Stati d’animo di Umberto Boccioni

Il trittico Stati d’animo di Umberto Boccioni è ambientato in una stazione ferroviaria.

Perché l’autore scelse proprio questo sito? Luogo affollato, gremito di persone che camminano disordinatamente in ogni direzione, incrociandosi, scontrandosi, evitandosi. Alcune sedute serafiche in attesa su una panchina, altre ansiose, colte da precipitosa fretta. Un movimento caotico perenne, scandito dallo scorrere del tempo, dalle occhiate all’orologio di quelli in ritardo e di coloro che giocano d’anticipo.

Una migrazione fisica che però corrisponde ad un flusso eterogeneo e dinamico di emozioni e pensieri, che il pittore ha sapientemente colto in questo ciclo di tele. Entusiasmo ed eccitazione, ma anche malinconia e solitudine emergono a seconda della prospettiva adottata: quella di chi sale su un treno, quella di chi resta a terra e quella della separazione. Tutto ciò esplorando la dimensione psicologica della natura transitoria della vita moderna in una stazione ferroviaria.

Lo stesso Umberto Boccioni spiega la composizione degli Stati d’animo:

“In ognuno di essi la direzione delle forme e delle linee era fissata con un determinato scopo drammatico. La diversità delle linee perpendicolari, ondulate e spossate nel quadro Quelli che restano; delle linee confuse, agitate, dirette e curve nel quadro Gli addii; e delle linee orizzontali, fuggenti, rapide e sobbalzanti nel quadro Quelli che vanno. Nell’affermare ciò mi basavo su questa intuizione: ad ogni emozione sensoria corrisponde una analoga forma-colore”.

Umberto Boccioni: Gli addii

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Gli addii prima versione 1911

Nella prima versione degli Addii di Umberto Boccioni, scorgiamo al centro della tela l’abbraccio di due figure appena abbozzate, viste dall’alto. Il gesto ripetuto da altre coppie più decentrate, sembra riempire lo spazio fino a coinvolgere lo spettatore nell’opera stessa, portando alla sua memoria il ricordo di questa esperienza.

Prevalgono linee di colore ondeggianti e nervose, che si trasformano in vere e proprie masse cromatiche dalle tonalità vivaci e calde. É il momento dell’addio sulla piattaforma, il calore di un abbraccio che si dissolve al fischio della partenza del treno.

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Gli addii seconda versione 1911

Dal quadro successivo emerge lampante l’influenza cubista, a cui Boccioni aggiunge il movimento ed il colore. Accanto alla locomotiva a vapore posta al centro della tela, di cui riconosciamo il volume della caldaia e il numero di serie, sulla destra troviamo dei vagoni ferroviari pressoché trasparenti e intersecati tra loro. Invece a sinistra, si distingue chiaramente un traliccio della corrente elettrica e le ondulazioni della collina, immagini del paesaggio colte dal finestrino del treno. Nella sezione inferiore, scorgiamo molteplici sagome intente ad abbracciarsi, ritratte da diverse angolazioni.

Dunque ecco la simultaneità della visione e la sovrapposizione degli elementi, rese attraverso la scomposizione cubista e la compenetrazione dinamica tipica del Futurismo.

Umberto Boccioni: Quelli che vanno

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Quelli che vanno prima versione 1911

In Quelli che vanno di Umberto Boccioni, appaiono colori vividi stesi con lunghe pennellate, tutte da sinistra verso destra, quasi a voler suggerire il movimento con la direzione e l’inclinazione della linea. Vi è malinconia in chi parte, ma prevale la proiezione in avanti nel futuro, la spinta verso il proprio obiettivo. Nella parte superiore della tela si notano delle case e posti alla medesima altezza si riconoscono tre volti, rassomiglianti a dei riflessi.

Anche qui l’artista riesce a tenere insieme due immagini contemporaneamente. Da una parte il paesaggio esterno, colto di sfuggita dal viaggiatore sul treno in corsa, dall’altra quello stesso finestrino diviene specchio, riflettendo i volti delle persone presenti nello scompartimento.

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Quelli che vanno seconda versione 1911

Nella seconda versione di Quelli che vanno il tema della partenza è rappresentato attraverso diagonali dai toni più cupi, nere, blu e verdi, che sembrano travolgere tutto, come un fiume in piena. Le teste, trafitte dalle linee, sono raffigurate in una forma frammentata, che riproduce la presenza simultanea di diversi angoli di visualizzazione. I volti tuttavia risultano stranamente inespressivi, forse svuotati dall’angoscia che li assale o divorati dall’incertezza del viaggio.

Umberto Boccioni: Quelli che restano

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Quelli che restano prima versione 1911

Quelli che restano di Boccioni è l’ultima tela del trittico. Ritrae lo stato emotivo di chi resta sulla banchina, solo, immobile, chiuso nel dolore, dopo la separazione. Dense linee verticali verdi restituiscono un senso di pesantezza e oppressione che grava sulle sagome ricurve e sofferenti.

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Umberto Boccioni Stati d’animo – Quelli che restano seconda versione 1911

Nella versione successiva di Quelli che restano, più le figure si allontano, più si confondono con i filamenti verticali, paragonabili a copiose lacrime, fino quasi a dissolversi. Una rappresentazione del senso di abbandono che pervade i soggetti struggente ed intensa.

Copywriter e redattrice freelance, appassionata di libri e scrittura, spero un giorno di poter produrre narrativa per ragazzi. Il mio motto è "Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo".