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Cinema

Bigbug: fragilità umana tra ironia ed etica. La recensione del film Netflix4 minuti di lettura

Ci sono diversi modi per trattare temi come questo, ma il regista francese Jean-Pierre Jeunet in Bigbug opta per l’ironia. Questo film rappresenta un’umanità fragile, in un futuro non troppo lontano, dove le auto volano e la nostra vita viene alleggerita, se non totalmente gestita da unità provviste di intelligenza artificiale.

Il tema delle AI è stato largamente discusso e trattato nella storia del cinema, eppure Netflix ci stupisce con una commedia ironica e divertente.

Bigbug
Bigbug – La casa

La casa

L’intera storia si svolge all’interno delle mura domestiche, dove i protagonisti di questa vicenda, sono prigionieri. I droidi che governano la dimora, hanno deciso di proteggerne gli occupanti, rispettando le tre leggi della robotica teorizzate da Asimov. Così secondo la prima legge: “non possono arrecare danno a un essere umano né permettere che, a causa del loro mancato intervento, un essere umano riceva danno”. Per la seconda “devono obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge”. Per la terza: “devono proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”.

In contrapposizione, alcuni droni umanoidi, chiamati Yonyx: macchine che addirittura sono xenofobe nei confronti degli umani. Hanno deciso di sterminare quelli definibili ostili. Il tutto si svolge in un’ambientazione anni ’80 dove i colori pastello dominano e i personaggi hanno caratteristiche eclettiche, ma anche difetti tipici degli esseri umani.

Una commedia che ha del drammatico, poiché potrebbe perfettamente rappresentare una realtà possibile. Dove gli esseri umani, impigriti e oziosi, si mostrano obsoleti dinnanzi ad un mondo completamente hi-tech. Eppure, i droidi che hanno da sempre vissuto a stretto contatto con i protagonisti di questa storia, hanno sviluppato una coscienza e cercano di essere umani. Affezionati agli occupanti della casa, si coalizzano per proteggerli ad ogni costo.

Bigbug
Bigbug – Jean-Pierre Jeunet

Gli esseri umani

I protagonisti, dal canto loro vivono già drammi sociali interni e non comprendono a fondo la situazione. Credono di essere ingiustamente prigionieri e cercano di escogitare diversi modi per poter fuggire. Una commedia che appare sciocca. Fatta delle gelosie, degli innamoramenti, delle isterie e delle liti fra i personaggi. La padrona di casa Alice (Elsa Zylberstein) e il suo spasimante (Stéphane De Groodt), che ha portato con sé il riluttante figlio (Helie Thonnat) si troveranno infatti a dover convivere con l’ex marito di Alice (Youssef Hajdi), la sua nuova compagna (Claire Chust), la figlia di Alice e del suo ex marito (Marysole Fertard) e la vicina ficcanaso (Isabelle Nanty).

Una commedia teatrale dove fin da subito la convivenza forzata si rivela complicata. Una moglie e un marito divorziati, una nuova amante per lui, un nuovo possibile amore per lei, due ragazzini alla scoperta del sesso e una signora non più giovane invaghita di un droide tentano in ogni modo di evadere, peggiorando inesorabilmente la loro situazione. Intrecci che porteranno la storia in direzioni differenti, mostrando l’umanità per ciò che è: ipocrita. Eppure, nonostante la prigionia, accadrà qualcosa di assurdo, che porterà umani e macchine a collaborare per la sopravvivenza.   

Bigbug
Yonyx

Le conclusioni

Il film a tratti ricorda la celebre serie animata di Hanna & Barbera, “I Jetson”, che a metà anni ’80 portava la sitcom in un futuro dominato dalla tecnologia. I toni da commedia, l’unità di luogo e di tempo, l’atmosfera kafkiana e talvolta micidiale del film rimanda a un modello narrativo e a un immaginario televisivo nostalgico. Come se la possibilità di un futuro dove gli esseri umani sono meri gusci vuoti, lobotomizzati dalla loro stessa intelligenza, sia ancora lontano.

Il titolo, ricorda l’incubo, rivelatosi inesistente, del “Millennium Bug”. Film, sceneggiato dallo stesso Jeunet. Questo fa pensare a un’ispirazione secondo cui il vero pericolo del mondo a venire sia lo scontro fra l’intelligenza umana e quella artificiale.  Un film che ci ricorda i cliché anni ’90, ma che sa essere divertente e riflessivo allo stesso tempo.

Divisa tra Genova e Milano Andrea, autrice di romanzi e racconti da brivido, vive con i suoi due gatti. Passa il suo tempo libero a scrivere di musica, arte e cucina. Per Art-shapes intervista volti nuovi.