
Assenzio, la fata verde della bohème parigina4 minuti di lettura
Parigi, alle porte il nuovo secolo mentre un’epoca volge al tramonto. Di sottofondo il trepidante scalpiccio di stivaletti e décolleté, bastoni e cilindri che passano di mano in mano. Le luci sfavillanti della Belle Époque creano costellazioni magiche. Caffè, spettacoli, vetrine e manifesti colorano la nostra immaginazione nell’evocare l’atmosfera che animava la nuova borghesia parigina. Il mito dell’artista maledetto, il Moulin Rouge e il Cabaret de la Bohéme, la musica proveniente dai locali di Montmartre che possiamo ancora sentire attraverso i manifesti di Toulouse-Lautrec.
C’è un colore però che più di tutti ha accompagnato e segnato la vita sociale di quegli anni: il verde, il verde dell’assenzio. Il consumo di assenzio, vietato in Francia dal 1915 in poi, divenne una moda sia tra i più grandi artisti, sia per quel mondo dedito al tempo libero, agli incontri nei locali di tendenza, alla vita notturna movimentata. Si instaura un momento della giornata riservato alla degustazione del distillato, tra le 17 e le 19, che viene nominato l’heure verte, l’ora verde appunto.
La fée verte, ispiratrice dei più grandi artisti

Da Baudelaire, Verlaine e Rimbaud a Zola, Wilde e Hemingway, ma anche Proust, Van Gogh, Poe e Toulouse-Lautrec: tutti appassionati bevitori di assenzio. Si diceva avesse il potere di liberare il loro genio artistico, e per questo fu soprannominato “la musa verde”.
Ecco perché i “Bevitori di assenzio” in quegli anni spopolano sulle tele: il primo forse è la raffigurazione di Collardet eseguita da Manet nel 1858. Successivamente uno schizzo a pastelli su carta di Toulouse-Lautrec ritrae Van Gogh seduto ad un tavolino con davanti un bicchiere di assenzio (i due erano legati da una profonda amicizia dal 1886, che tra l’altro influenzò fortemente per un periodo la maniera di dipingere dello stesso Toulouse-Lautrec). Sempre sue sono le due opere ad olio che rappresentano due donne, riprese nella stessa posizione, sedute ad un tavolino, di fronte ad un bicchiere colmo ed una bottiglia che si svuota.
L’Absinthe: il quadro di Degas che inchioda un’epoca

Nel 1876 Degas raffigura il tema in uno dei quadri più iconici del tempo: Assenzio diventa il simbolo del malessere e del male di vivere che fa da contro altare alla frenetica vita parigina di quegli anni. La tela ritrae una prostituta seduta accanto a Marcellin Desboutin, artista molto noto tra i circoli di Montmartre, nel celebre Café de la Nouvelle Athènes in Place Pigalle, luogo di ritrovo prediletto dagli Impressionisti.
I due personaggi sono ripresi uno vicino all’altro ma sembra esserci un abisso a dividerli; Degas rappresenta così il vuoto esistenziale, l’incomunicabilità della sensazione di aver perso e dimenticato se stessi. Proprio nel liquido verde affogano la frustrazione e la mancanza di un senso nella vita. Il bicchiere pieno viene osservato con occhi vacui dalla ragazza posta al centro del dipinto, nella bottiglia svuotata sul tavolino accanto riecheggia l’inadeguatezza dell’essere umano.
É interessante notare nel disegno dei tavolini una particolarità: questi sembrano essere sospesi nel nulla dal momento in cui non sono presenti le gambe. Inoltre il giornale che collega i due tavolini sulla destra dà un’idea di bidimensionalità, ma le linee spezzate di questi tre elementi conducono lo sguardo dello spettatore proprio alla ragazza.
L’ossessione di Picasso

In Picasso inoltre si ritrova una lunghissima serie di opere raffiguranti figure femminili tutte datate nei primissimi anni del Novecento. Il pittore coglie le donne da sole e in coppia, in locali o su sfondi neutri, ritratte con sguardi carichi di solitudine e tristezza oppure con occhi chiusi e volti sognanti; e ancora uomini, artisti, maestri.

