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Arte

Metaspore, una mostra per scoprire Anicka Yi6 minuti di lettura

HangarBicocca ospita fino al 24 luglio Metaspore di Anicka Yi. Curata da Fiammetta Griccioli e Vicente Todolì la mostra è la prima in un’istituzione italiana dell’artista coreana.

Dopo aver lasciato senza fiato i visitatori del Tate Modern di Londra con un’installazione d’avanguardia, ora Yi è pronta a stupire e far riflettere anche il pubblico italiano.

La ricerca artistica di Anicka Yi

Anicka Yi si è affermata come una delle artiste più radicali e innovative sulla scena artistica contemporanea. Al centro della sua ricerca vi è una profonda riflessione sul rapporto tra umano e non umano, tecnologia, natura e biologia. I suoi lavori spesso fondono elementi naturali e sintetici, materiali organici e materia inanimata, scardinando non di rado i confini tra queste categorie.

L’artista è arrivata a elaborare un linguaggio assolutamente unico e mai visto prima in cui vengono trattate tematiche dalle discipline più disparate (dalla filosofia alla biologia, dalla politica all’intelligenza artificiale fino ad arrivare alla fantascienza) e in cui viene posta grande attenzione a materiali e aspetti solitamente poco presenti nelle arti visive.

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Releasing The Human From The Human (2019/2020)

Nelle proprie opere Yi coinvolge spesso sensi, quali olfatto, gusto e tatto, solitamente esclusi dalla fruizione artistica. Questa scelta si riflette anche nei materiali e nei componenti utilizzati. Profumi, odori, materiali organici, microrganismi sono protagonisti e parte essenziale del suo processo creativo. Si tratta di mezzi espressivi inusuali attraverso cui riesce brillantemente a trattare sotto una luce nuova e diversa i temi che più le interessano.

Indagando concetti quali metamorfosi, coesistenza di organismi, simbiosi, interdipendenza degli ecosistemi, ma anche intelligenze non-umane e artificiali, identità e giustizia sociale, Anicka Yi vuole mettere in luce le strutture della vita quotidiana e le ripercussioni che esse hanno sulla sfera politico-sociale.

Metaspore, la mostra all’HangarBicocca

La mostra presso HangarBicocca riesce perfettamente nell’intento di restituire una panoramica abbastanza completa della visione artistica della Yi. Metaspore, infatti, riunisce più di 20 opere, affiancando lavori recenti ad altri che indagano i temi centrali nella sua produzione.

Il percorso espositivo è studiato per stimolare (anche letteralmente) i sensi del visitatore e si sviluppa intorno a due nuclei principali. Da un lato opere incentrate sulla dimensione olfattiva, dall’altro opere che riflettono sui processi biologici e di trasformazione.

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Le Pain Symbiotique (2014)

Scolpire l’aria: la dimensione olfattiva nelle opere di Anicka Yi

Il senso dell’olfatto ricopre una posizione centrale nella ricerca artistica di Yi e, nel corso degli anni, è diventato uno dei mezzi prediletti per riflettere sulla dimensione identitaria.

Le fragranze e i profumi, che l’artista crea in collaborazione con rinomati e importanti profumieri, sono concepite come opere scultoree, in grado di veicolare importanti messaggi. Manipolando e usando questi odori Anicka Yi “scolpisce l’aria”. Le molecole, infatti, sono viste come qualcosa che occupa uno spazio e, anche se invisibili all’occhio, entrano in contatto con il corpo dei visitatori agendo su di essi.

Il ruolo preponderante che gli odori giocano nella definizione dell’identità è ben visibile, ad esempio, in Immigrant Caucus, prima opera in cui il visitatore si imbatte visitando la mostra. L’aroma che viene diffuso nell’ambiente è stato creato unendo componenti chimiche del sudore di donne asiatico-americane e le emissioni di una particolare specie di formiche.

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Immigrant Caucus (2017). Foto ©HangarBicocca

La dimensione identitaria legata a profumi e odori torna nuovamente anche nella serie di opera incentrate su igiene e paura della contaminazione, che occupa la maggior parte dello spazio centrale dell’Hangar. Cinque installazioni, realizzate in pvc trasparente, il cui aspetto ricorda altrettanti padiglioni di quarantena.

Le opere di Anicka Yi in mostra. Foto ©HangarBicocca

All’interno di essi, alcuni caschi da motociclista emanano due diverse fragranze. La prima è stata prodotta a partire da campioni batterici di donne frequentate dall’artista; la seconda invece è stata creata analizzando campioni d’aria della galleria Gagosian di New York.

Le differenze tra queste fragranze rimandano anche a una sostanziale differenza identitaria: da una parte si ha un odore legato all’intimità e all’unione tra donne; dall’altra uno che rimanda alle gallerie d’arte come luogo di potere (economico e di prestigio) di una classe dominante patriarcale.

Microrganismi, batteri e trasformazioni

La maggior parte delle opere esposte è legata alla tematica dei processi biologici e di trasformazione. Non di rado le opere di Anicka Yi rimandano direttamente a funzioni corporee, fluidi o processi fisiologici. Ne è un esempio l’opera Skype Sweater: un paracadute poggiato a terra mosso da alcuni ventilatori che, con il suo movimento sinuoso e regolare, evoca il funzionamento dell’apparato respiratorio o digerente.

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Skype Sweater (2010/2017)

O ancora Auras, Orgasm and Nervous Peaches in cui il liquido denso e giallognolo che fluisce ininterrottamente sulla superficie dell’opera rimanda immediatamente ai flussi e al metabolismo che regolano gli organismi.

Il percorso espositivo, infine, riunisce alcune opere in cui l’artista si avvale di microorganismi e batteri. Yi invita a riflettere sul nostro rapporto con altri essere viventi e con intelligenze non-umane, a ripensare al nostro ruolo nell’ecosistema per scardinare una visione antropocentrica e specista.

Sono proprio i batteri a creare una delle opere più interessanti e spettacolari esposte. Biologizing the Machine (spillover zoonotica) è un’installazione site specific creata appositamente per questa mostra in collaborazione con l’Università Bicocca.

Si tratta di una nuova versione dell’opera con cui l’artista aveva partecipato alla 58esima edizione della Biennale di Venezia. Sette strutture di vetro e metallo appese a mezz’aria contenenti campioni di terreno reperiti in loco e un micro-ecosistema di batteri e alghe.

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Biologizing the Machine (spillover zoonotica) (2022)

Nell’arco di alcune settimane i microrganismi innescano processi di trasformazione, dando origine a sfumature di colori e forme che rimandano sia alla tradizione pittorica paesaggistica sia all’espressionismo astratto. Il risultato, che continua a modificarsi per tutto il periodo della mostra, lascia veramente senza fiato. In questo modo Yi riesce a scardinare la concezione normalmente negativa che si ha dei batteri, mostrandone al contrario un lato estetico.

Dopo la laurea in filosofia ho conseguito un master in Arts Management. Sono appassionata di arte, letteratura, teatro e culture non europee. Cerco sempre nuovi stimoli e avventure da intraprendere.