
Da Galleria Bianconi la mostra di Ori Gersht: Revelations in the folds of time4 minuti di lettura
Galleria Bianconi a Milano ospita la mostra personale dell’artista Ori Gersht Revelations in the folds of time, curata da Ermanno Tedeschi e visitabile fino al 3 aprile.
Un’indagine tra le pieghe del tempo
Il titolo della mostra rivela le intenzioni e le peculiarità della pratica artistica di Gersht. Nei propri lavori egli predilige come mezzo espressivo la fotografia, spesso spingendosi oltre i limiti tecnici e mettendone in discussione la pretesa di verità.
Attraverso le proprie opere l’artista esplora e indaga il rapporto tra storia, memoria e paesaggio, evidenziando la tensione tra ordine e disordine e portando alla luce il conflitto e la violenza insiti nella realtà.
L’arte di Gersht invita a una riflessione sulla società occidentale e sul modo in cui vengono ricostruite e tramandate le vicende storiche. Nel nostro modo di raccontare la storia, infatti, cerchiamo costantemente di fare ordine, ricostruendo ipotetici nessi di causa ed effetto. Siamo sempre alla ricerca di sensi e significati profondi nascosti dietro agli eventi, quando invece c’è solo caos. Estrapoliamo gli eventi, diamo spiegazioni arbitrarie e, soprattutto, creiamo una narrazione ordinata della storia nel modo che più ci dà sicurezza e che ci conviene, amputandone o dimenticandone parti.
Il percorso espositivo di Galleria Bianconi
Il percorso espositivo si apre con le opere della serie Becoming, che riflette sul modo in cui i musei ci tramandano la memoria storica.
Esponendo le opere seguendo determinati criteri i grandi musei occidentali creano inevitabilmente una precisa narrazione, costituiscono un preciso ordine che, in realtà, è solo fittizio e che cela relitti e frammenti estrapolati dal loro contesto d’origine.
Per rendere visibile questo concetto Gersht utilizza un metodo del tutto particolare. Egli si avvale delle cartoline ricordo vendute nei bookshop di alcuni dei più importanti musei europei e statunitensi, disponendole in un nuovo ordine da lui deciso. In mostra, ad esempio, sono esposte opere con alcune cartoline del Metropolitan di New York, del Getty Museum di Los Angeles e del Rijksmuseum di Amsterdam.

Egli poi stampa le cartoline su una lastra di vetro, posizionandole a creare una nuova narrazione che successivamente distrugge. Con un fucile ad aria compressa spara alle lastre e immortala il momento in cui il vetro si frantuma.

In questo modo
“viene generato un nuovo tipo di spazio visivo: uno spazio prettamente fotografico dove il passato e il futuro si incontrano: questo è “l’adesso” fotografico.”
Ori Gersht
Ori Gersht e il richiamo a tradizioni pittoriche
Un ulteriore aspetto della pratica artistica di Gersht è il richiamo costante a opere e tradizioni pittoriche passate.
Così, nella serie Flowers, di cui sono presenti in galleria tre esemplari, Gersht lavora sul concetto di natura morta. Tradizionalmente qualcosa di immobile, eternamente fissato e uguale a se stesso, il suo significato viene completamente modificato nella pratica dell’artista.

Per la realizzazione di queste opere egli utilizza lo stesso metodo usato descritto in precedenza. Egli crea allestimenti di nature morte, richiamandosi alla tradizione italiana e fiamminga, estrapolandole dal loro contesto originario e immortalandole proprio mentre vengono fatte esplodere.
Il percorso espositivo si conclude con una stanza dedicata al pittore Morandi, in cui sono esposte le opere della serie New Orders – Evertime.

Gersht ricostruisce con meticolosità e precisione le nature morte del pittore italiano, riproducendone i volumi, l’accostamento di oggetti quotidiani e la gamma cromatica.
Le esplosioni sono più contenute, meno caotiche rispetto alle opere precedentemente descritte. Qui c’è ancora un tentativo di nascondere il caos sottostante alla società occidentale.

“Tutto il suo lavoro è pervaso da quella sensazione di movimento fermato nel tempo. Una disposizione certosina degli elementi che improvvisamente viene colpita da uno scoppio. In questa apparente violenza l’artista immortala una serenità che va al di là della natura.”
Ermanno Tedeschi

