
Joan Mirò: il pittore catalano tra simboli poetici e impegno politico6 minuti di lettura
“Tutti pensano di conoscere Joan Mirò, ma la maggior parte delle mostre banalizza la sua opera, mostrandolo come un artista leggero e infantile. Bisogna guardare dietro i simboli, capire quanto fosse rivoluzionario e impegnato nei problemi politici e sociali della sua epoca”.
Nipote del pittore catalano
Joan Mirò e la guerra civile spagnola
In occasione della guerra civile spagnola, molteplici intellettuali ed artisti tra cui Ernest Hemingway, Pablo Neruda, George Orwell, Pablo Picasso e Joan Mirò, scesero in campo per difendere la Repubblica e denunciare l’atrocità del regime fascista. Il bombardamento aereo indiscriminato da parte della Legione Condor che il 26 aprile del 1937 rase al suolo la città di Guernica, simbolo della resistenza basca all’oppressione, segnò l’apice dell’orrore.
Il 25 maggio dello stesso anno prese il via a Parigi l’Esposizione Universale che vide la partecipazione, tra gli altri, anche dei regimi totalitari. Una vetrina di propaganda all’insegna del gigantismo per l’Unione Sovietica e la Germania, posizionate una di fronte all’altra all’ingresso. Anche la Spagna partecipò all’Expo affidando il proprio padiglione, progettato dall’architetto Josep Lluis Sert, alle mani di due personalità: Picasso e Joan Mirò.

Il primo contribuì con Guernica, una delle opere più significative del ventesimo secolo, nonché un vero e proprio atto di denuncia della brutalità di ogni conflitto armato. Il secondo, pur non essendo un artista politicizzato e militante, accolse l’invito poiché umanamente coinvolto e solidale con la causa. Diede vita ad un’opera altamente espressiva e visionaria, che andò perduta in seguito allo smantellamento della struttura espositiva. Infatti, di tale lavoro oggi non restano che le foto in bianco e nero scattate all’epoca, che immortalano il pittore su una scala intento a dipingere sulla parete dell’edificio.
El Segador di Mirò

El Segador di Mirò, chiamato anche il Contadino catalano in rivolta, è un murale di enormi dimensioni, circa cinque metri per quattro, costituito da sei pannelli di masonite, realizzato per l’Esposizione Universale di Parigi. La pittura fu eseguita in maniera diretta e brutale, preceduta solo da leggeri schizzi preliminari funzionali all’orientamento.
Rappresenta un mietitore radicato saldamente nel terreno, come se fosse un albero, che indossa il tradizionale copricapo catalano. Le sue radici più profonde appartengono alla terra, ecco perché si immedesima con essa. Mentre con una mano rivolta verso il cielo cerca di raggiungere una stella, emblema di libertà, nell’altra brandisce una falce. Quest’ultima non è un simbolo del comunismo, ma l’attrezzo del mestiere, che diviene un’arma nel momento in cui la sua libertà è minacciata. Il soggetto testimonia dunque i valori della resistenza, dell’indipendenza e della forza, alla base di una Spagna che lotta per un ideale e per un futuro di prosperità.
Il lavoro rurale, gli strumenti agricoli, il legame con la terra natia e più in generale il contatto con la natura sono elementi ricorrenti nella poetica del pittore. Ad esempio, la permanenza a Mont-roig del Camp lo aiuterà a superare il periodo di convalescenza a seguito di un esaurimento nervoso. Qui riscoprirà la connettività con l’ambiente che lo circonda, instaurando connessioni profonde con la natura ed il cosmo, privilegiando il sentire alla razionalità.
Aidez l’Espagne di Joan Mirò

Nel 1937 Joan Mirò venne incaricato di disegnare un francobollo del valore di un franco per sostenere il Governo Repubblicano in Spagna. L’artista raffigurò ancora una volta un catalano che alza un pugno chiuso, saluto lealista, in segno di lotta e fedeltà al governo. I colori dominanti, su sfondo blu, sono il giallo ed il rosso, che richiamano quelli delle bandiere spagnole e catalane.
Sebbene il francobollo non fu mai emesso, Mirò ne realizzò delle stampe in due edizioni. Ad una, venne aggiunta la seguente iscrizione:
“In questa battaglia attuale vedo dalla parte fascista solo le forze obsolete e dall’altra, le persone le cui immense risorse creative daranno alla Spagna un potere che stupirà il mondo intero”.
In occasione della mostra retrospettiva di Joan Mirò nel 1969, Pere Portabella ha realizzato un film intitolato anch’esso Aidez l’Espagne. Si tratta di un cortometraggio di cinque minuti, in cui cinegiornali e immagini di repertorio sulla resistenza e la guerra civile spagnola si alternano alle stampe della serie Barcellona, realizzate dal maestro spagnolo tra il 1939 e 1944.
Natura morta con scarpa vecchia di Mirò

Natura morta con scarpa vecchia, dipinto ad olio del 1937, è custodito al Museum of Modern Art di New York. La critica definì quest’opera la Guernica di Mirò, per la potenza visiva e l’atmosfera apocalittica, interpretandola come un’allegoria sugli orrori della guerra. Eppure, fu lo stesso autore a rivelare che non c’era alcun intento consapevole volto a rappresentare la fame, la povertà e la drammaticità del conflitto. Sentiva però che stava dipingendo qualcosa di tremendamente serio. Solo a lavoro concluso, si accorse di quanto questa composizione fosse permeata da un senso di terrore, che lo attanagliava nel profondo, strettamente connesso al contesto storico dell’epoca.
A metà strada tra una natura morta ed un paesaggio, vi figurano elementi semplici della vita quotidiana: una forchetta conficcata in una mela, del pane secco, una bottiglia ed una scarpa. Forme ampie e distorte, dalle proporzioni insolite, ma immediatamente riconoscibili. Dagli oggetti sembra irradiarsi un bagliore innaturale e inquietante, mentre i colori acidi e violentemente dissonanti creano un effetto incandescente.
Nel 1979 in un discorso all’università di Barcellona sulla responsabilità civile dell’artista, Mirò disse:
“Quando un artista parla in un contesto dove la libertà è difficile, deve trasformare ognuna delle sue opere in un rifiuto dei divieti, in una liberazione da tutte le oppressioni, i pregiudizi e tutti i falsi valori ufficiali”.

