
Arte accademica: da odiata pittura ufficiale a star di Instagram5 minuti di lettura
Durante il XIX secolo, nella Francia di Napoleone III divenne di gran moda uno stile pittorico enfatico, teatrale e posticcio, nato dagli allievi della prestigiosa Accademia di Francia e dai partecipanti al Prix de Rome. Le opere di questi artisti erano spesso a carattere storico o mitologico, con scenografiche battaglie tra guerrieri greci in pose ridicole, più vicine a quelle di modelli per biancheria intima. A causa della somiglianza tra gli elmi degli onnipresenti soldati greci e quelli dei vigili del fuoco di Parigi, questa corrente artistica prese il nome ironico di “art pompier”, “l’arte dei pompieri”, giocando anche con il termine “pomposo”, che ben descrive questo genere di opere.

La critica contemporanea ha rovesciato le carte del pensare comune dell’epoca, preferendo alle opere tanto in voga al tempo quegli artisti che faticavano a ritagliarsi un posto nel panorama artistico francese, come i realisti di Courbet o gli impressionisti di Monet o Pissarro. L’arte accademica venne bollata per quello che effettivamente era: grandiosi esercizi di stile per arredare le case degli aristocratici.
Negli ultimi anni gli artisti pompier hanno avuto un vero e proprio revival grazie al social network visivo per eccellenza: Instagram, che sembra mostrare una netta preferenza in termini di interazioni, post e like proprio verso quello schema artistico tanto pomposo quanto amato nella Francia del Secondo Impero. Perché?
Art pompier: lo stile più amato nella Francia di fine Ottocento
Gli artisti pompier erano i protagonisti assoluti dei Salon organizzati durante il XIX secolo a Parigi, lanciando una vera e propria moda tra la ricca aristocrazia francese. Le opere d’arte proposte seguivano schemi rigidamente accademici, portati avanti fin dal Seicento da istituzioni come il Prix de Rome e l’Academie francaise, tra cui la resa idealizzata della natura e del corpo umano, il virtuosismo nell’anatomia e l’importanza maggiore del disegno rispetto al colore.
I nudi erano trite riproposizioni di schemi rinascimentali o antichi; figure patinate, isolate nello spazio e prive di forza emotiva. La cura assoluta era nella resa dell’incarnato e dei capelli mossi dal vento, ignorando completamente la sfera emotiva del soggetto: bello per essere bello. Spesso si trattava di Veneri, ninfe o figure allegoriche, come L’onda e la perla di Paul Baudry, opera acquistata dallo stesso Napoleone III e dalla moglie Eugenia, primi mecenati di una corrente artistica che molto spesso sfociava nel cattivo gusto.

Insieme ai nudi femminili, i temi preferiti dagli artisti accademici erano le scene mitologiche o storiche, derivate dal gusto Neoclassico per la rappresentazione di gesta di antichi eroi e divinità greche o romane. Le situazioni rappresentate glorificavano le virtù politiche o civili del Secondo Impero, omaggiando le figure più importanti della società dell’epoca.
La pittura accademica era profondamente osteggiata dagli artisti indipendenti e da critici e autori lontani dal pensiero comune, come Émile Zola. L’art pompier era tacciata di essere posticcia, fredda, ma soprattutto ipocrita. Quest’ultima accusa veniva lanciata in particolare ai nudi femminili, palesemente abusati per soddisfare le pulsioni erotiche dei committenti, nascondendosi dietro il velo del tema mitologico o allegorico. Ogni volta che questo pretesto veniva meno, ecco che si gridava allo scandalo, come nel celebre caso dell’Olympia di Manet, feroce critica a tutto ciò che l’arte accademica tentava di nascondere dietro il perbenismo della fedeltà ai modelli antichi.
Instagram e gli artisti accademici: un nuovo ritorno
Fin dal suo lancio nel 2010 Instagram ha chiarito perfettamente quale fosse il suo scopo: diffondere immagini piacevoli, visivamente attraenti e perfettamente costruite. Insieme a influencer, gattini e meme, sul social dedicato alla fotografia è iniziata a diffondersi la cultura artistica, tramite migliaia di profili interamente dedicati al posting ossessivo di opere d’arte. Insieme all’inevitabile Van Gogh, nella sola eccezione della Notte stellata proposta in qualunque maniera su qualunque superficie (dalle scarpe alla pelle umana), le star assolute di Instagram sono loro: gli artisti pompier e le loro opere piacevoli, visivamente attraenti e perfettamente costruite.

Scorrendo tra i post più popolari con hashtag come #arthistory o #artdaily salta subito all’occhio come gli stucchevoli dipinti degli artisti accademici di tutto il mondo siano i più amati dalla community, tanto da ritrovare molti emuli contemporanei che mostrano i loro lavori sul social più amato dagli artisti emergenti. Il motivo di tanto successo è presto detto: dopo quasi un secolo di arte non figurativa, concettuale e di scarso appeal visivo, il frequentatore medio di social network cerca qualcosa che appaghi l’occhio e faccia esclamare “wow!”. L’opera d’arte accademica o iperrealista riesce in questo intento, entusiasmando gli utenti con un virtuosismo tecnico incredibile e una riconoscibilità immediata nella fase di scorrimento della home.
Il linguaggio puramente visivo delle opere accademiche ha trovato il suo mezzo di trasmissione perfetto in Instagram, un social nato per mostrare cose belle, senza una ricerca eccessiva del significato intrinseco. L’art pompier ha ottenuto la sua rivincita postuma, tornando popolare tramite un mezzo del tutto inatteso.

