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Cinema

Anthony Hopkins: nella mente del padre3 minuti di lettura

Nella giornata di oggi, 31 dicembre, compie gli anni Anthony Hopkins, pilastro del cinema internazionale, attore di enorme talento camaleontico. Per celebrarlo come merita, abbiamo deciso di ripercorrere alcuni momenti salienti della sua strabiliante carriera.

Un vero maestro del cinema

Artista poliedrico, inizia studiando teatro classico al Teatro Nazionale di Laurence Olivier e frequentando l’Accademia di Arte Drammatica di Cardiff. Nel 1992 vince il suo primo Premio Oscar al migliore attore protagonista con l’interpretazione di Hannibal Lecter nel film Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, un ruolo che lo ha consacrato tra i migliori cattivi del cinema e che probabilmente ha dato origine a una serie di incubi della giovanissima Jodi Foster, e di tutti noi.

Il secondo Oscar per la stessa categoria arriva nel 2021 con The Father – Nulla è come sembra, film esordio di Florian Zeller. Il film racconta la storia di Anthony, un uomo di 81 anni che vive da solo nel suo appartamento londinese e rifiuta tutte le persone che sua figlia Anne (Olivia Colman) gli propone perché si occupino di lui. Presto Anne non potrà più andarlo a trovare tutti i giorni: ha preso, infatti, la decisione di trasferirsi a Parigi.

La locandina di “The father”

La Colman regge le fila del film in modo magistrale. Man mano che le immagini scorrono sullo schermo e la storia prosegue, lo spettatore si addentra nella mente del padre, come in un labirinto fatto di svolte sbagliate. Anthony è confuso, disorientato. Nulla appare chiaro ai suoi occhi e nulla appare chiaro ai nostri. Come in una nuova soggettiva, la storia di questo padre ci viene mostrata attraverso il suo punto di vista e come lui non riconosciamo Anne, non riconosciamo Paul, non riconosciamo casa nostra.

Un dramma familiare a tinte horror

Il film The Father – Nulla è come sembra è tratto da una pièce teatrale, infatti l’ambientazione segue la regola aristotelica di continuità di spazio: tutta la storia si svolge all’interno dell’appartamento di Anne che diventa la metafora della mente di Anthony. Ogni stanza è un ricordo nella mente dell’uomo, ogni passo un passo indietro.

Le tinte horror o meglio thriller fanno si che la paranoia che cresce sembri reale. Solo in un secondo momento appare chiaro che non c’è una congiura contro Anthony, ma qualcosa nella sua mente sta cambiando. Zeller mette in scena l’insorgenza della demenza senile che distorce la visione del reale di Anthony e trascina nel turbine anche la vita delle persone che gli sono accanto.

Vera protagonista è Anne che vede il padre scomparire davanti ai suoi occhi giorno dopo giorno.

In un certo senso, “The Father” è un thriller che chiede allo spettatore di far parte della storia, come accadeva in teatro. Desideravo che lo spettatore si sentisse sempre vicino ai personaggi. Raccontando di come si diventa genitori dei propri genitori, la storia ha al centro non tanto Anthony ma Anna, chiamata a scegliere tra il portare avanti la sua vita o dedicarsi a quella di suo padre.

Florian Zeller

Non lo diresti ma ho 26 anni. Sono siciliana e questo lo potresti dire dopo avermi sentita parlare! Vivo a Pavia dal 2016, qui ho fatto lettere e mi sono laureata e ora studio cinema, teatro e arte contemporanea alla magistrale. Ho scelto di scrivere quando ero piccola perché penso che a parlare sono bravi tutti e poi si sa: scripta manent. Sono la terza di quattro figli, ho due bellissimi cani e una piantina di aloe, mi piace leggere soprattutto in treno o nei cortili dell’università e ascoltare musica dalle mie cuffiette con il filo. Le tragedie greche a teatro sono un appuntamento fisso, come i thriller che guardo spesso coprendo gli occhi con le dita. Per le serie tv non c’è storia: bringe watching tutta la vita. Se dicessi che il mio quadro preferito è Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles, sarebbe troppo banale per questo scelgo Sogni di Vittorio Corcos.