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Arte,  Interviste

Alan Zeni, tra forme e parole. L’intervista7 minuti di lettura

Alan Zeni è nato due volte, la prima nel 1979, la seconda all’età di 26 anni, quando partì alla ricerca del suo sogno personale. Così nacque il suo nuovo universo, fatto di grafica e scrittura, che nel corso del tempo ha abbracciato diverse forme.

Tra le forme più recenti, il libro Baciami (Edizioni Becco Giallo, 2021), una collezione di errori felici da rispolverare e nei quali (cercare di) non ricascare. Si tratta di un volume che racchiude narrazioni illustrate che, a loro volta, raccontano episodi di vita vissuta e incoraggiano a non perdere tempo.

Ma i baci lasciano la carta per trasferirsi nel mondo della scultura, con Largo degli abbracci, una statua in acciaio con base di cemento nata durante la pandemia. La parola largo richiama il nome di una strada, perché ovunque essa si trovi, fosse anche uno sgabuzzino, rappresenta una strada, una via.

Finalmente, ora che il mondo si riapre agli eventi fisici, Alan Zeni è riuscito a presentare il suo libro al Salone del libro di Torino. Quindi ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda riguardo ai suoi progetti futuri.

Raccontaci un po’, come è andato il Salone del libro di Torino?

Il primo giorno il treno era in ritardo, ed era la mia prima volta al Salone. Quindi mi sono guardato intorno e ho preso le misure, il secondo giorno è andata molto meglio, mi sono divertito. Conoscere scrittori che hanno alle spalle diversi successi letterari mi ha molto emozionato, anche se mi ha messo in soggezione. iI mio prodotto è un po’ insolito se paragonato ai loro; ha un appeal di leggerezza quasi scontata, è pensato per sembrare leggero ma va capito per quello che è veramente: un grande lavoro di asciugatura che nasconde un significato complesso, che accomuna tutti coloro che vivono store d’amore (o di sesso).

All’inizio mi sono sentito un po’ fuori posto, mi sono chiesto se meritavo veramente di stare lì con quelle persone così impegnate. Poi mi sono sentito stimolato a dare di più.

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Baciami, Alan Zeni, 2021

Cosa vorresti fare?

Non so con esattezza, vorrei dedicarmi di più alle parole. Scegliere le parole mi è sempre piaciuto, ma vorrei approfondire ulteriormente questo passaggio. Anche il mio profilo Instagram si sta spostando più verso le parole.

Dedicarsi alle parole rischierebbe di farti avvicinare prevalentemente al pubblico italiano, come faresti con il resto del mondo?

Anche se la traduzione non sempre è efficace in questi casi, affidandosi alle persone giuste si possono ottenere ottimi risultati. I primi libri che pubblicai come autoeditore li feci tradurre da un professionista e hanno funzionato molto bene.

Hai qualche rimpianto legato a Baciami?

Sì, non aver potuto fare il book tour. Baciami ha avuto la sfortuna di essere presentato nel mezzo della pandemia, non. ho potuto fare il tour per motivi di sicurezza. Tuttavia, al Salone ho avuto modo di presentarlo dal vivo, ed effettivamente ha tutto avuto un altro sapore; il pubblico lo ha apprezzato in maniera diversa, è un libro che va spiegato. Di primo acchito si potrebbe pensare a una sorta di libro ‘oracolo’ che si apre nel momento in cui si cerca una risposta, ma non è così. Questo libro è uno sforzo di comprensione che spingere a vedere il lato positivo in ogni situazione. Il bacio aiuta a inseguire la felicità.

Un bacio è quel giudice bastardo e inflessibile che quando non seguiamo il nostro cuore, qualcuno direbbe la nostra pancia, sarà sempre un bacio amaro. E non si parla di mere scelte d’amore. Le scelte del lavoro, di comportamento, di vita entrano tutte nei nostri Baci. Se i nostri Baci sono buoni saremo felici. A volte ci spingeranno verso scelte scomode ma che ci renderanno felici. Quindi il libro, un Bacio per pagina aiuta a trovare la voglia di Baciare per non perdere la spinta nel cercare la parte migliore di noi migliore per noi. Il Bacio aiuta ad inseguire la felicità e a trovarla.

Alan Zeni

Vorresti portare avanti la narrativa del bacio?

Sì, con un punto di vista differente. Nel mio lavoro fino ad ora il Bacio è stato come la punta di un compasso, la soluzione intorno alla quale storie comuni a tutti si sviluppano tra il tragico e il comico. Ora mi piacerebbe allargare quel cerchio e navigare in tutto quel contorno di incertezze e paure che poi è il labirinto che tutti ci costruiamo da soli e riguardo al quale incredibilmente ci scervelliamo per trovarne l’uscita.

TI piacerebbe se diventasse una serie TV?

Sì, sarebbe stimolante. Avendo vinto un premio di regia all’Isola del Cinema di Roma nel 2006 mi piacerebbe anche metterci becco. Quando scrivi ti vengono in mente molte immagini, diventi un po’ il regista di quella situazione. Renderlo realtà sarebbe una bella sfida, di certo divertente.

Ma i tuoi lavori abbracciano anche dei prodotti, parlaci delle etichette dei vini che hai realizzato.

Faccio le etichette dei vini da circa tre anni, collaboro con due case vinicole. Cantina Copacchioli Tattini e la Tenuta Belvedere con le loro storie affascinanti che ruotano intorno al recupero e la riattivazione di vigne in disuso. Le famiglie dietro queste etichette hanno mollato tutto per dedicarsi a questa vita. Entrambe hanno una storia ricca di emotività; famiglie unite e riunite da vigne recuperate e riattivate. Nei loro vini si sente il sapore della vita e del tempo ritrovato.

L’idea dietro queste etichette che ho realizzato è quella di trasmettere la sensazione che il vino può regalare al momento della degustazione. Volevo fossero emotivamente in linea con la magia di questo prodotto che ha il sapore della storia e di tanta tradizione italiana.

Poi, proprio quest’anno, per Natale, ho realizzato anche al packaging dei panettoni di Mama Backery che collabora con Ai.Bi. Amici dei Bambini, associazione che aiuta i bambini che hanno bisogno di una famiglia. Ho avuto il piacere di disegnare la scatola e sono molto contento perché si tratta di un prodotto di altissima qualità.

Come mai ti sei dedicato al mondo del packaging?

L’idea l’hanno avuta le aziende. Si tratta di realtà che mettono il cuore in quello che producono, è molto bello ascoltare le loro storie e cercare di tradurre quell’esperienza in un’immagine. La scommessa è riuscire a comunicare molto a chiunque la guardi.

Progetti per il futuro?

Stiamo chiudendo la grafica per i sacchetti di una nota catena di supermercati specializzati nella cura della casa, che li adotterà nel 2022. Poi ho un grande progetto per San Valentino ma non posso dire di più… In fine sto lavorando sugli NFT, vorrei capire questo nuovo mercato per entrarci con il sorriso.

Si tratta di una realtà che sta prendendo piede più di quanto pensassi, offre possibilità emotive che non avrei mai immaginato. Innanzitutto, è attuale, il digitale è entrato a far parte delle nostre vite con prepotenza e lo schermo è diventato interessante tanto quanto una tela. Esiste il cambio di dimensione, di colore e realtà all’interno del lavoro dell’artista, è una possibilità in più.

A proposito di arte, stai lavorando ad altre sculture?

Sto lavorando sulla seconda scultura. Al momento è un modellino di un metro e mezzo ma vorrei raggiungesse i tre metri di altezza. Non so dove vorrei esporla, sto utilizzando dei materiali plastici di riciclo. Ha un messaggio positivo, in quanto creata con i materiali di scarto di un altro prodotto, è legata all’impegno, non all’idea dell’usa e getta senza pensiero.

Il tuo sogno?

Ne ho due. Il primo è tornare a lavorare in radio, una forma di espressione verbale magica, che pretende tanto impegno ma regala una vicinanza unica con il pubblico. Il secondo sogno è che la mia prima scultura, da poco presentata a Lodi, diventi un simbolo anti-covid, anti-distanza e pro-amore. con più copie possibili in tutto il mondo.